Dieci persone, appartenenti al clan Spada, sono state arrestate stamattina a Ostia. L'operazione, denominata “Sub Urbe” che fa un po' il verso al recente film...
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Sfuggito alla cattura stamattina, il decimo componente della famiglia Spada coinvolto nell'operazione
dei carabinieri a Ostia si è costituito. L'uomo si è presentato nel pomeriggio alla caserma dei carabinieri di via Zambrini a Ostia.
«Ostia: arrestati all'alba 10 membri del clan Spada. Quelli a cui nessuno toglie il sorriso. La giornata inizia bene». Questo il tweet con cui Stefano Esposito, senatore Pd e commissario del partito romano per il litorale, commenta l'arresto di 10 membri del clan Spada.
La famiglia Spada, assieme a quelle Fasciani e Triassi, è considerata uno dei clan che controlla gli affari illeciti sul litorale romano.
Uno dei destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare, che era riuscito a fuggire durante le fasi operative, ha deciso di costituirsi. Massimo Massimiani detto «Lelli», 33enne romano, si è recato infatti presso la caserma di via Zambrini a Ostia.
Dalle indagini emerge che, avvalendosi della loro appartenenza alla famiglia Spada, gli arrestati avrebbero effettuato estorsioni e sfratti forzati da alloggi popolari di Ostia, minacciando le vittime. Per gli investigatori alcuni degli indagati si sarebbero impossessati di varie abitazioni popolari nel quartiere sul litorale romano in via Forni, via Bassigo e via Vasco de Gama, creando un vero e proprio «business».
Le indagini sono partite dalla gambizzazione di Massimo Cardoni, detto "Baficchio", ferito con due colpi di pistola lo scorso ottobre davanti a un supermercato di Ostia. Per gli investigatori, dietro al movente della gambizzazione ci sarebbe una contrapposizione tra il clan «emergente degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni». A quanto emerso dalle indagini, condotte dai Carabinieri del gruppo di Ostia, gli arrestati avrebbero più volte intimidito, minacciato e usato violenza contro i membri di quello che viene ritenuto il gruppo perdente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero