Ucciso per un debito di poche decine di euro, al termine di una lite in strada degenerata, forse, a causa di qualche birra di troppo. È morto così intorno...
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Roma, ucciso a 43 anni con una coltellata in zona Marconi: «Era la mascotte del quartiere». Un arresto
«SONO MORTA CON LUI» È morto tra le mie braccia, sono morta con lui, Emanuele era tutto per me, mi aveva detto “vado e ci parlo con questi” e me l’hanno ammazzato», ripeteva ieri Cristina, tornata a porre fiori sul luogo. Insieme con Cau - nel suo passato solo una denuncia per guida in stato d’ebbrezza - nella caserma dei Carabinieri di Trastevere è finito l’egiziano che, dopo l’omicidio, sarebbe tornato sul posto e, quindi, subito riconosciuto e indicato agli investigatori da uno dei testimoni. «É quello lì con la maglietta verde che sta telefonando», ha indicato “Robertone”. E forse l’egiziano stava proprio informando Cau dell’epilogo. Poco dopo il viterbese, che a Roma ha mantenuto lavori di cameriere e portiere di notte, è stato notato in via Pacinotti da due agenti di San Paolo fuori servizio insospettiti dai segni di ammaccatura e sangue sulla carrozzeria. Anche Cau era ferito, una botta alla testa, ed è stato medicato in ospedale prima di essere portato dai carabinieri in caserma. Emanuele e Cristina, dunque, erano nei pressi del “muretto”, un luogo di raduno la sera per diversi giovani e non solo.
«Ogni tanto si sente qualche zuffa - racconta uno dei testimoni che abita nel palazzo di fronte - quindi all’inizio non avevo fatto troppo caso al rumore, poi ho sentito gridare “basta”, “a stro’...”, e tonfi, come di persone sbattute sulle auto.
Il Messaggero