Le famose ruspe in realtà arriveranno solo oggi, per sbaraccare i container di cartonato e metallo, ma già ieri, prima di mezzogiorno, Matteo Salvini ha potuto...
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IL VERDETTO DELLE TOGHE
Le toghe di Strasburgo hanno spiegato che la decisione di ieri è «frutto delle informazioni ricevute dal governo e dal legale dei tre ricorrenti circa l'offerta di alloggio presso le strutture della Croce Rossa, offerta che è stata accettata». Va detto che la stessa Corte ha precisato all'Ansa che il caso resta aperto perché «non si può escludere che i tre nomadi possano proseguire la loro azione legale e chiedere di condannare l'Italia». Ma è una postilla che sull'asse Viminale-Campidoglio non ha destato particolare preoccupazione. Del resto il blitz di ieri mattina è scattato prima che i giudici ritirassero la sospensiva, motivato dal rischio di una «emergenza igienico-sanitaria». Anche la sindaca Virginia Raggi, che l'altro ieri ha incontrato Salvini al Viminale per mettere a punto l'operazione, ha cantato vittoria: «La Corte Europea ci dà ragione, lo sgombero al River è corretto». La «terza via» del M5S, dice Raggi, «è quella giusta per superare i campi rom». E l'altro vicepremier, il leader grillino Luigi Di Maio le fa eco parlando di «uno sgombero pacifico e legittimo».
L'AGGUATO SOTTO LA PIOGGIA
Pacifico, in effetti, lo sfratto è sembrato fino a sera. Poi quando le luci si sono smorzate e sulla Città eterna ha cominciato a piovere, è montata la rabbia degli sgomberati. Un gruppo di romeni e bosniaci che si era accampato fuori dal River ha preso a scagliare pietre contro i vigili rimasti di guardia all'ingresso. Il cancello, serrato con un lucchetto, è stato divelto e buttato giù. Un agente della Polizia locale è stato ferito in pieno volto e trasportato in ospedale con l'ambulanza. Un rigurgito rissoso che ha convinto il Campidoglio ha sposare la linea dura. Come a dire: ora serve la forza. «I violenti devono essere allontanati», ha detto ieri notte il comandante della Polizia locale, Antonio Di Maggio, esprimendo solidarietà all'agente colpito. Dopo l'agguato è intervenuta la Polizia, che ha ricacciato fuori gli occupanti e tutti i presidi intorno alla baraccopoli sono stati rafforzati.
RISPUNTA LA TENDOPOLI
La tensione resta alta in questo spicchio di Roma e non solo. Perché i rom allontanati dal River sono 220 e meno di 50 finora hanno trovato una sistemazione, sparpagliati in qualche casa famiglia gestita dal Comune, oppure spediti in una tendopoli a via Ramazzini, Monteverde, una zona molto più centrale della città. Una struttura gestita dalla Croce Rossa che il Campidoglio ha riaperto lunedì ufficialmente per l'«emergenza caldo» e che ora rischia di diventare la tappa finale degli sgomberati, un nuovo accampamento a due passi da un ospedale, il Forlanini, mal tollerato dai residenti che già l'anno scorso avevano protestato per la presenza dei migranti che qui erano stati alloggiati. Il Comune rassicura: «Sarà una soluzione provvisoria». Chi abita da queste parti si fida poco. E forse ripensa a Flaiano, quando diceva: nulla è più definitivo del provvisorio.
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Il Messaggero