Nessuno vuole i rifiuti di Roma, Tari a rischio aumento

Nessuno vuole i rifiuti di Roma, Tari a rischio aumento
Fumata nera, ieri, per la gara da 188 milioni di euro in dieci lotti bandita dall'Ama per smaltire i rifiuti indifferenziati - che l'azienda di via Calderon de la Barca...

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Fumata nera, ieri, per la gara da 188 milioni di euro in dieci lotti bandita dall'Ama per smaltire i rifiuti indifferenziati - che l'azienda di via Calderon de la Barca attualmente è costretta a mandare fuori Roma (e anche all'estero) o ad affidare agli impianti del gruppo Colari - nonché il combustibile derivato da rifiuti (Cdr) e gli scarti dei suoi due impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) e la frazione organica stabile (Fos). Una notizia molto preoccupante per la municipalizzata, dopo che alcuni mesi fa era saltata anche la prima gara, da 105 milioni. Arrivata peraltro proprio nel giorno in cui è andata nuovamente deserta l'assemblea in cui i soci (ossia il Campidoglio) avrebbero dovuto approvare il bilancio 2017 della società, votato dal cda nei mesi scorsi ma ancora fermo al palo per il mancato via libera dell'assessore al bilancio Gianni Lemmetti.


LE CONSEGUENZE
Con la nuova gara non andata a buon fine, per mancanza di offerte ricevute, adesso per evitare problemi l'Ama dovrà andare avanti con i contratti-ponte con i privati, che costano fino al 30 per cento in più: dai 140 euro a tonnellata delle previsioni di inizio anno, il costo sostenuto è già salito a 160, e potrebbe crescere ancora. In attesa di emettere un nuovo bando, ancora con la supervisione dell'Anac (ma con una base d'asta inevitabilmente più alta), le trattative per trovare alternative sono già in corso. Le ipotesi più accreditate sono ancora soluzioni estere, in primis Austria e Germania, e i sempre presenti impianti di Malagrotta: anche perché con la riforma annunciata dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa portare i rifiuti in altre regioni sarà molto più complesso. I maggiori oneri, peraltro, andranno a peggiorare ancora i conti dell'azienda. Senza considerare che, in teoria, anche questi costi dovrebbero essere riversati sulla tariffa rifiuti dei romani, che nel 2019 potrebbero ricevere a casa bollette della Tari ancora più salate.

LO SCENARIO
A Palazzo Senatorio la vicenda viene seguita con forte apprensione. Il servizio per ora non è a rischio, visto che i contratti attualmente in vigore scadranno solo nella prossima primavera, ma l'amministrazione comunale teme che, dietro alle ultime gare andare deserte, vi sia un presunto «cartello» tra le principali aziende del settore, unito a un clima di sfiducia del mercato nei confronti della municipalizzata. Una situazione che non viene aiutata certo dai problemi di approvazione del bilancio dell'Ama. Lemmetti contesta all'azienda un credito di 18 milioni, che la municipalizzata rivendica proprio nei confronti del Comune: proprio questo sfasamento dei conti tra amministrazione e Ama rende particolarmente ardua l'approvazione del consolidato.

I RISCHI

Uno stallo perdurante, come ricordano i sindacati di categoria, metterebbe a rischio gli stipendi dei dipendenti già da ottobre, oltre a impedire lo sblocco del turnover (ossia le nuove assunzioni) promesso dal Comune per scongiurare lo sciopero che era stato proclamato per il 14 settembre. Per venerdì prossimo, intanto, Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel preannunciano «una prima assemblea cittadina pubblica dei lavoratori» in piazza Santi Apostoli.
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Il Messaggero