Detenuta a Rebibbia lancia i figli dalle scale: una muore, l'altro ha danni cerebrali

Ha aspettato che le altre detenute si mettessero in fila per il pranzo, si è avvicinata alle scale della sezione nido del carcere romano di Rebibbia e ha scaraventato...

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Ha aspettato che le altre detenute si mettessero in fila per il pranzo, si è avvicinata alle scale della sezione nido del carcere romano di Rebibbia e ha scaraventato giù dalla tromba delle scale i suoi due figli: la bimba di 6 mesi è morta sul colpo, il maschietto di poco più di due anni è in prognosi riservata all'ospedale Bambino Gesù. A compiere il gesto - è la prima volta in un carcere italiano che una mamma uccide i suoi figli - è stata una tedesca di 31 anni, reclusa nel carcere romano dal 27 aprile per spaccio di sostanze stupefacenti. 

   
E ancora una volta si leva un coro bipartisan che chiede di lasciare fuori i bambini dal carcere. Intanto la Procura e il ministero della Giustizia hanno aperto le inchieste per ricostruire i contorni della tragedia ed accertarne le eventuali responsabilità. La donna, sembra, fosse già stata sottoposta in passato a un controllo medico dopo alcune segnalazioni e, a quanto si è appreso da fonti interne al carcere, l'area sanitaria era stata informata di alcuni disagi psichici che avrebbe manifestato. Su questo aspetto ci sarebbero relazioni scritte, in particolare da parte degli agenti della polizia penitenziaria. Oggi l'epilogo di un disagio che forse nessuno aveva compreso fino in fondo: in concomitanza con la pausa pranzo avrebbe preso i bambini, la più piccola in braccio e l'altro nel passeggino, e li avrebbe scaraventati una nella tromba delle scale e l'altro giù per i gradini. 
 
Per la più piccola non c'è stato niente da fare, il colpo è stato troppo violento; l'altro, di quasi due anni, versa in condizioni critiche all'ospedale Bambino Gesù dove è stato portato in codice rosso: ha un grave trauma da caduta con danno cerebrale severo. Il bambino, ricoverato in rianimazione, è stato sottoposto a ventilazione meccanica. Per lui nelle prossime ore è previsto un intervento neurochirurgico. E il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, con il capo del Dap Francesco Basentini, appresa la notizia è andato prima a Rebibbia poi in ospedale. La tragedia, consumata poco prima che la donna avesse un colloquio con i propri familiari, riporta con forza il tema dei bambini in carcere: «Senza speculare su una tragedia del genere, il punto è che va rivista la legge: i bambini non devono stare in carcere. Non ci sono scuse; anche il Papa ha manifestato la stessa convinzione», afferma il presidente della Consulta penitenziaria Lillo Di Mauro e responsabile della Casa di Leda, la prima casa protetta istituita in Italia per ospitare le mamme detenute con i loro bambini.


Sulla stessa linea Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputato di Forza Italia: «La tragedia di Rebibbia ci ricorda il dramma dei tanti, troppi, bambini che crescono e vivono dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato, da innocenti. Forza Italia chiederà conto del ritardo accumulato negli anni e pretenderà che nella legge di Bilancio vengano stanziate le risorse necessarie perché tutti i bambini attualmente in carcere possano avere un'infanzia». Così pensano anche Renata Polverini (Forza Italia), Aldo Di Giacomo, segretario dell'Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria), «tenere i bambini in prigione è una tortura», la radicale Rita Bernardini e la consigliera regionale del Pd Michela Di Biase. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero