«Don’t cry for me Anagnina». Raggi parte per Buenos Aires

«Don’t cry for me Anagnina». Raggi parte per Buenos Aires
Speriamo che non piova, dicono tutti in Campidoglio. Perché insomma l’ultima volta fu un po’ grottesca, ecco. Lei, la sindaca Virginia Raggi in Messico a...

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Speriamo che non piova, dicono tutti in Campidoglio. Perché insomma l’ultima volta fu un po’ grottesca, ecco. Lei, la sindaca Virginia Raggi in Messico a discutere insieme alle donne più potenti del mondo di clima con tanto di foto in t-shirt in sella a una bici; noi, cioè Roma e dintorni, sotto la neve. Una coltre bianca che paralizzò la Capitale, tanto che la grillina fu costretta ad anticipare la partenza per gestire di persona (altro che telefoni, altro che social) la mezza emergenza. Adesso, la storia si ripete.


A fine mese la sindaca è stata invitata al C40, che si terrà questa volta a Buenos Aires, in Argentina. Dovrebbe andare, lì l’aspettano. Si tratta di un simbolo, Virginia, e non può mancare, oltre a rappresentare una città (meglio: una Capitale) che sul clima e l’ecosostenibilità punta molto. «Ma se quel giorno a Roma dovesse venir giù un acquazzone che paralizza tutto che figura si fa?». In Campidoglio tutti sanno che per una regola non scritta appena un sindaco si assenta (anche che vada a Todi o a Latina) accade puntualmente la fine del mondo. E allora non si sa. Ma Raggi, visti i tempi, ha un piano. Andrà in Argentina e, come Evita Peron, si affaccerà dal balcone della Casa rosada: «Don’t cry for me, Anagnina!».
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Il Messaggero