Cinghiate dal padre perché si era dichiarata gay. Insulti e pugni dalla sorella. Il gelo della madre. È dovuta intervenire la procura per mettere in salvo Fanny (il nome è di...
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L'ESCALATION
Una escalation persecutoria. Il pm Calaresu, del pool antiviolenza, l'ha ricostruita passo passo. Alcuni parenti nell'autunno 2014 informano i genitori di Fanny che ha una relazione con una certa Maria (nome anche questo di fantasia). I primi due giorni padre, madre e sorella non le rivolgeranno la parola. Poi cominceranno gli schiaffi, le minacce anche di morte, le botte con cinghie e cucchiarelle, e le offese a ripetizione: «malata», «puttana». «Sottoponendola - si conclude nell'ordinanza - a una serie di sofferenze fisiche e morali e ad un regime di vita intollerabile».
LE PERSECUZIONI
Padre e madre e sorella così finiscono nel registro degli indagati per maltrattamenti in famiglia. I magistrati quindi decidono di allontanare la minore dalla casa. E optano per la misura del divieto di avvicinamento per l'alto rischio del ripetersi delle aggressioni. «Il pericolo è ricavabile», si conclude, «dall'evidente escalation in atto delle condotte persecutorie che hanno visto gli indagati passare dalle minacce, dalle ingiurie, dalle vessazioni morali e psicologiche alle aggressioni fisiche e per ultimo alle percosse che hanno portato la minore al pronto soccorso».
LA DENUNCIA
La ragazzina, assistita dall'avvocato Cristina Cerrato, esperta nell'assistenza in casi di violenza su donne e minori, sta superando la sofferenza. «Loro mi dicevano che ero io il problema della famiglia. Che ero io sbagliata», si è sfogata la giovane coi magistrati. «A un certo punto ho cominciato a pensare davvero così e allora ho cominciato a tagliarmi. Per fortuna Mary mi è sempre stata vicina». «Mia mamma infatti mi diceva che era colpa mia se stavamo vivendo tutto questo inferno», aveva aggiunto, «tanto che per un paio di mesi mi ha costretto a prendere delle pasticche di un medicinale che aveva fatto arrivare dall'estero. Pensavano che chi era omosessuale era malato. Alla fine ho denunciato».
L'INTERROGATORIO
«Era solo un calmante», ha specificato la mamma davanti ai magistrati, nel corso dell'interrogatorio.. «Noi contro l'omosessualità? Ci preoccupava solo il calo di rendimento a scuola di nostra figlia. Di quella ragazza poi mi aveva detto: "Mi piace ma non sono così sicura”». Per i genitori è stata chiesta la sospensione della potestà genitoriale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero