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I FUNZIONARI
D'altronde, due indagati di spicco dell'inchiesta sono Alberto Bellucci, il capo dell'Ufficio Rotazione dello stesso dipartimento, e il suo braccio destro Fabio Magozzi. Avrebbero rivelato notizie riservate, chiuso un occhio su documenti irregolari, omesso di controllare e, soprattutto, avrebbero ottenuto denaro. Nell'informazione di garanzia a suo carico si legge che Bellucci avrebbe «asservito la funzione pubblica agli interessi del sodalizio criminoso». Dino e Mario Tredicine erano in stretto contatto con lui: avrebbero curato «in maniera intensa» i rapporti con il responsabile dell'Ufficio Rotazione, ottenendo «informazioni riservate fondamentali per il raggiungimento degli scopi del sodalizio», scrivono gli inquirenti. Ma potrebbe essere solo l'inizio: nel mirino della Procura ci sono anche altri dipendenti capitolini.
L'ASSOCIAZIONE
Come si legge negli atti, per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e per il pm Antonio Clemente lo scopo dell'associazione era conseguire «un illecito arricchimento». Dal 2018 fino a pochi giorni fa, gli indagati avrebbero portato avanti un mercato parallelo delle licenze, con «un'illecita gestione delle autorizzazioni amministrative rilasciate da Roma Capitale per l'occupazione di postazioni per il commercio ambulante e relative turnazioni su area pubblica». Quando i finanzieri hanno perquisito case e uffici - hanno acquisito documenti anche in Comune - hanno trovato più di 250mila euro in contanti in nascondigli impensabili: sotto la sella di una cyclette, tra i tasti di un pianoforte, incollati sotto uno sgabello, addirittura messi dietro un termosifone.
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Il Messaggero