Racket delle bancarelle, il tariffario delle mazzette: almeno quaranta indagati

Bancarelle in viale Trastevere
di Michela Allegri
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Sabato 16 Febbraio 2019, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 08:55
Almeno quaranta indagati e mazzette riscosse seguendo un tariffario preciso. Per aggiudicarsi un banco in pieno Centro, in barba ai bandi del Campidoglio e alle liste di turnazione, era necessario pagare da 500 fino a 1.500 euro al mese. A gestire il racket delle licenze, per la procura, erano due funzionari del Campidoglio, sindacalisti ai vertici di alcune associazioni di categoria e i re degli ambulanti romani: Dino e Mario Tredicine. Sono tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata al falso e all'induzione indebita a dare e promettere utilità. Ma dall'inchiesta del Nucleo di polizia valutaria della Finanza e della Polizia locale emerge altro. Spesso, i pagamenti venivano pretesi con la forza. Si legge nel decreto di perquisizione a carico di Kama Asaad, commerciante, indagato per associazione e anche per estorsione. Per l'accusa, è un personaggio «orbitante intorno alla Federazione italiana venditori ambulanti e giornalai - la Fivag Cisl, Dino Tredicine è un membro di spicco e il presidente, Vittorio Baglioni, è indagato - organico al sodalizio criminoso», aveva il compito di «curare i rapporti con i commercianti ambulanti impegnati sul territorio, riscuotendo somme di denaro, a seconda della profittabilità della postazione, anche mediante l'uso di violenza, sulla base di un vero e proprio tariffario». A casa sua i finanzieri hanno trovato registri ed elenchi contenenti centinaia di nomi di commercianti - da chiarire se siano vittime o clienti del gruppo -, oltre a 3.500 euro in contanti, in banconote da 50 e da 100, che sono stati sequestrati. Ma, soprattutto, nascondeva un timbro originale del dipartimento Attività produttive del Campidoglio. Il sospetto è che venisse utilizzato per fabbricare licenze false e autorizzazioni poi cedute dietro compenso.

I FUNZIONARI
D'altronde, due indagati di spicco dell'inchiesta sono Alberto Bellucci, il capo dell'Ufficio Rotazione dello stesso dipartimento, e il suo braccio destro Fabio Magozzi. Avrebbero rivelato notizie riservate, chiuso un occhio su documenti irregolari, omesso di controllare e, soprattutto, avrebbero ottenuto denaro. Nell'informazione di garanzia a suo carico si legge che Bellucci avrebbe «asservito la funzione pubblica agli interessi del sodalizio criminoso». Dino e Mario Tredicine erano in stretto contatto con lui: avrebbero curato «in maniera intensa» i rapporti con il responsabile dell'Ufficio Rotazione, ottenendo «informazioni riservate fondamentali per il raggiungimento degli scopi del sodalizio», scrivono gli inquirenti. Ma potrebbe essere solo l'inizio: nel mirino della Procura ci sono anche altri dipendenti capitolini.

L'ASSOCIAZIONE
Come si legge negli atti, per il procuratore aggiunto Paolo Ielo e per il pm Antonio Clemente lo scopo dell'associazione era conseguire «un illecito arricchimento». Dal 2018 fino a pochi giorni fa, gli indagati avrebbero portato avanti un mercato parallelo delle licenze, con «un'illecita gestione delle autorizzazioni amministrative rilasciate da Roma Capitale per l'occupazione di postazioni per il commercio ambulante e relative turnazioni su area pubblica». Quando i finanzieri hanno perquisito case e uffici - hanno acquisito documenti anche in Comune - hanno trovato più di 250mila euro in contanti in nascondigli impensabili: sotto la sella di una cyclette, tra i tasti di un pianoforte, incollati sotto uno sgabello, addirittura messi dietro un termosifone.
 
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