Il funzionario Alberto Bellucci, dirigente degli uffici Disciplina e Rotazioni del Dipartimento sviluppo economico finito oggi in carcere, avrebbe ottenuto almeno 113.218 euro per...
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Bellucci avrebbe pure spifferato sottobanco notizie del suo ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete. E avrebbe anche fornito un supporto tecnico a Dino e Mario Tredicine, agevolandoli e «preparando missive per conto degli stessi», si legge nell’ordinanza del gip Francesco Patrone. È quanto hanno scoperto inquirenti e finanzieri nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto racket delle autorizzazioni per il commercio su strada, che ha portato a 18 arresti, compreso il funzionario dell'VIII dipartimento, e all'iscrizione sul registro degli indagati di 40 persone, compresi pubblici ufficiali ed esponenti del sindacato Fivag Cisl. La Finanza e la Polizia locale di Roma Capitale hanno sequestrato beni per più di un milione di euro. Il gip scrive che Bellucci «quasi quotidianamente contattava direttamente alcuni commercianti ambulanti per informarli del compimento di atti del Dipartimento, e con la stessa frequenza veniva a propria volta contattato per l'effettuazione di consulenze o pareri che lo stesso Bellucci si presta a predisporre anche in contrasto con posizioni espresse dall'Amministrazione comunale ovvero degli stessi atti amministrativi del proprio Dipartimento». Il giudice è netto: l'ex funzionario del Dipartimento attività produttive avrebbe «asservito costantemente le funzioni del proprio ufficio agli interessi economici dei fratelli Tredicine».
Racket bancarelle a Roma, 18 arresti: Dino Tredicine in carcere, il fratello Mario ai domiciliari
Bellucci avrebbe anche dato a Mario Tredicine «informazioni riservate relative ad attività svolte dalla Polizia locale riguardanti soste a Villa Borghese e Terrazza Pincio, e le licenze di Alfiero Tredicine», è scritto nell'ordinanza di arresto. Ma non è tutto. Bellucci e il suo braccio destro, Fabio Magozzi, che è ai domiciliari, si sarebbero fatti consegnare mensilmente denaro dagli ambulanti in cambio delle «postazioni migliori di vendita in violazione dei regolamenti comunali», aggirando le rotazioni disposte dal Campidoglio.
Il sistema di corruzione era ormai consolidato e andava avanti almeno dal 2006.
Il Messaggero