Pra, i sindacati di Aci Informatica: «Serve la modifica del decreto»

Pra, i sindacati di Aci Informatica: «Serve la modifica del decreto»
«Temiamo possibili e gravi tagli occupazionali, che seppure non ufficialmente indicati, paiono facili da prevedere, leggendo il testo che, all’apparenza esclusivamente...

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«Temiamo possibili e gravi tagli occupazionali, che seppure non ufficialmente indicati, paiono facili da prevedere, leggendo il testo che, all’apparenza esclusivamente tecnico, si rivela invece una bomba per il settore». È il sindacalista Massimiliano De Simone a dare voce alla protesta dei lavoratori e delle lavoratrici di Aci Informatica contro l’accorpamento PRA-Motorizzazione, secondo lo schema previsto nel decreto legislativo che attua, appunto, l’unificazione prevista due anni fa dalla riforma Madia per quanto riguarda «la razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, finalizzata al rilascio di un documento unico», approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso 23 febbraio.


«Il testo è chiaro – spiega De Simone - La responsabilità dei dati viene sottratta al PRA e passata alla Motorizzazione. L’intera architettura del settore, inoltre, viene ridisegnata: ad oggi si procede con sistemi in parallelo mentre la struttura, secondo questo piano, dovrebbe diventare verticale. In sei mesi, forse un anno, l’archivio PRA rischierebbe di essere considerato superfluo, con una serie di conseguenti licenziamenti».


È proprio per questi temi che lavoratrici e i lavoratori di ACI Informatica hanno svolto un nuovo presidio davanti al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, dopo aver esposto una serie di criticità del testo. «Il Ministero ha dichiarato di concordare e di essere disponibili a intervenire per quel che concerne la funzione del PRA come archivio dei dati giuridico-patrimoniali e di proprietà dei veicoli. È un segno di apertura che abbiamo apprezzato ma non basta. Si mantiene infatti l’idea di rendere verticale la struttura e restano, di conseguenza, le nostre preoccupazioni per i rischi occupazionali. Porteremo quindi avanti il percorso di confronto con gli organi istituzionali e in primo luogo con le Commissioni Parlamentari, sperando in una modifica del testo».   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero