Cie di Ponte Galeria, la protesta continua. Gli immigrati scrivono al Papa

Cie di Ponte Galeria, la protesta continua. Gli immigrati scrivono al Papa
Non si spegne la protesta degli immigrati rinchiusi nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria a Roma. ...

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Non si spegne la protesta degli immigrati rinchiusi nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria a Roma.




Nonostante un messaggio per il Papa affidato a Natale al cappellano del centro, don Emanuele Giannone, e una tregua per rispetto della festa, nel giorno di santo Stefano una quarantina di ospiti, circa la metà, ha rifiutato il pranzo. E quindici degli immigrati detenuti nel Cie hanno riportato i loro materassi in cortile con l'intenzione di passare la notte all'aperto.



Riprende e prosegue, quindi, lo sciopero della fame iniziato alcuni giorni fa per chiedere tempi certi e non

troppo lunghi di permanenza nel Cie e condizioni di vita migliori, anche se resta solo un immigrato con le labbra cucite. Tra i protagonisti della protesta, anche un tunisino che si presenta come un imam, Mohammed Rmida, 32 anni. Secondo l'ufficio del Garante dei detenuti del Lazio, Rmida si atteggia a leader religioso estremista, ma ha precedenti per traffico di droga. È stato trasferito da un carcere all'altro della regione e sempre per motivi disciplinari.



I reclusi di Ponte Galeria - 54 uomini e 27 donne - hanno affidato con una lettera al Papa le loro speranze e rivendicazioni attraverso don Giannone, che è anche direttore della Caritas di Ladispoli (Roma).



Papa Francesco nel messaggio di Natale Urbi et Orbi ha invocato «speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati». E ancora «accoglienza» per «i migranti» in cerca di dignità, chiedendo che «tragedie come quelle di quest'anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!».



«Parole grandi» dal pontefice, secondo don Giannone, che ieri nel Cie ha officiato la messa e «portato la mia piena solidarietà per un'iniziativa pacifica - ha raccontato -. Anche proteste come questa sono la strada per capire l'assurdità di certe leggi sull'immigrazione».



Gli immigrati che protestano vogliono risposte e temono di essere dimenticati, nonostante le apparenti


aperture delle istituzioni e lo svuotamento del Cie di Lampedusa. Domani al centro di Ponte Galeria torneranno alcuni deputati di Sel, che dopo averlo visitato ieri hanno scritto una lettera a Giorgio Napolitano. Chiedono al presidente un «intervento umanitario» per chiudere subito i centri. Nella lettera anche il caso della ragazza tunisina reclusa a Ponte Galeria che avrebbe tentato il suicidio per non essere rimpatriata con il marito nel suo Paese, dove i parenti - integralisti - l'avrebbero torturata a causa del matrimonio con un uomo sgradito. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero