Il miracolo si compie ormai da due giorni. Intorno alle 8,30-9 del mattino, una fila di buste della spesa piene di generi alimentari compaiono sui colonnotti in metallo che...
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«Le persone stanno soffrendo, è giusto da parte nostra dare una mano in questo momento così difficile, così quando ho visto in televisione la scena del cesto dove chi può mette e chi non può prende ho pensato di cominciare anche io», dice Jamal, 38anni egiziano, titolare del minimarket Magnifico. Da 8 anni è in Italia e abita qui vicino. La mattina, appena apre bottega, Jamal prepara le buste.
Chi passa a prendere le buste, però, non può ringraziare. Non perché non ci sia riconoscenza, ma perché sono gli stessi commercianti a evitare che accada. «Non mi piace vedere e farmi vedere da queste persone, non voglio che provino vergogna – continua Tamer – Poi, veramente, non c’è niente di cui ringraziarci, per noi è un dovere in questo momento tremendo per tutti». Al pane alla pizza, invece, ci pensa Edmond, il titolare del forno Bon Pan. Ha 39 anni, è qui dai primi anni Novanta, arrivato con il grande esodo dall’Albania verso l’Italia. E come il primo ministro del paese balcanico, Edi Rama, anche Edmond dice di non dimenticare «chi ci ha accolti dandoci una possibilità di rifarci una vita». Oltre che sui colonnotti, le buste del suo forno vengono appese anche sul muro esterno del negozio accanto all’ingresso. «Noi le vediamo le persone che prendono i prodotti. Non sono senzatetto, non sono gli immigrati che girano intorno alla stazione Tiburtina. Sono persone normali, molti sono italiani, hanno una casa dove dormire ma non riescono più a comprare da mangiare per loro e loro figli», spiega Edmond, che indossa una t-shirt con la scritta Andrà tutto bene, comprata per contribuire a una raccolta fondi per lo Sallanzani. Ieri, ad esempio, è passato un ragazzo, di solito compera le cose qui da noi. È entrato e con lo sguardo un po’ imbarazzato ci ha chiesto se poteva prendere qualcosa: è stato terribile. Vorremo fare di più, questo è il momento di darci tutti una mano l’un l’altro». Insieme ai commercianti, anche i residenti contribuiscono. «Anche noi, almeno chi se lo può permettere, compriamo qualcosa da lasciare per preparare le buste – spiega Lucia, una cliente del forno - È un’iniziativa bellissima, che ci rende orgogliosi e ci fa sentire più vicini. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero