Anche Roma ha la sua barriera "corallina": sorpresa nei fondali di Ostia

Anche Roma ha la sua barriera "corallina": sorpresa nei fondali di Ostia
Anche Ostia ha la sua barriera “corallina”. Meno colorata, ma comunque bellissima e, soprattutto, molto importante per la flora e la fauna sottomarina. A rivelarlo uno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Anche Ostia ha la sua barriera “corallina”. Meno colorata, ma comunque bellissima e, soprattutto, molto importante per la flora e la fauna sottomarina. A rivelarlo uno studio pubblicato sul Marine Environmental Research, tra le più note e accreditate riviste scientifiche internazionali. Prima firma, Andrea Bonifazi, dottore di ricerca in ecologia marina. Si tratta di una barriera che si trova ad Ostia e si estende dal Porto al Canale dei Pescatori, coprendo circa 5 ettari. Cosa c’è di strano? La barriera è costruita da Sabellaria alveolata, un verme marino che riesce a cementificare la sabbia e a costruire enormi barriere, famosissime in Atlantico - famosa quella di Mont Saint-Michel- ma ancora poco studiate nel Mediterraneo.

 

A  due passi
Il mare di Roma nasconde anche queste bellezze. Forse meno colorata, ma importante come una vera barriera corallina, tanto che è in grado di ospitare specie che vivono solo in questo particolare habitat. È inoltre fondamentale perché protegge la costa dalle continue mareggiate. «Il Polichete Sabellaria alveolata - fa sapere Andrea Bonifazi, dottore di ricerca in ecologia marina - è un verme lungo pochi centimetri, ma in grado di edificare strutture che si estendono per centinaia di metri! È infatti un infaticabile biocostruttore che riesce ad agglutinare i granelli di sabbia, compattandoli. Il risultato è una costruzione rigida dalla tipica forma ad alveare, dentro la quale vivono questi piccoli vermi filtratori. Anche se meno colorata di una barriera corallina - prosegue Bonifazi - questa barriera naturale edificata da vermi marini è fondamentale a livello ecologico, ospitando una fauna ricchissima, tra cui alcune specie tipiche di questo particolare habitat. Inoltre svolge un ruolo rilevante come area di nursery, fornendo riparo a moltissimi giovani pesci, crostacei e molluschi. Ma non solo: tende anche a proteggere dall’erosione costiera, avendo quindi una certa valenza economica, oltre che ecologica. Essendo sabbiosa, è molto fragile e anche il semplice calpestio può danneggiarla. Perché non proteggerla, come già avviene in altre aree? D’altronde è attualmente il più grande reef a Sabellaria mai descritto in Mediterraneo, un primato non da poco».

I dettagli

Ostia come le Maldive, dunque, o quasi. Per lo meno sott’acqua. Saranno tanti i curiosi che tenteranno le immersioni del mare di Roma per fotografare la barriera sabbiosa che, seppur meno vivace, è comunque una meraviglia e uno spettacolo della natura. «Ricordo che il reef a Sabellaria - prosegue Bonifazi - è patrimonio di tutti, quindi dev’essere tutelato quotidianamente: con l’inizio della stagione balneare evitiamo di calpestarlo o di danneggiarlo per prelevare i vermetti, basta un po’ di attenzione in più per non minacciarne la sua preziosa persistenza lungo il litorale di Ostia. Ci tengo a sottolineare come i nostri studi abbiano dimostrato che i danni maggiori a questa importante biocostruzione sono causati proprio dal calpestio estivo e, sebbene essa sia molto resiliente, è bene cercare di impattare il meno possibile sul suo equilibrio. Contribuiamo tutti a preservare la ricca (e inaspettata) biodiversità di Ostia». Ed è la nuova scommessa di Ostia che potrebbe avere un futuro, se non da Maldive, almeno da Sharm el Sheikh. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero