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«Questo è quello che vi succede se venite a rompere a Ostia». È stato il commento di un passante subito dopo l'aggressione in danno del giornalista Rai, Daniele Piervicenzi, e del reporter Edoardo Anselmi, avvenuta a Nuova Ostia lo scorso novembre. È emerso ieri in apertura del processo a carico di Roberto Spada, che ha seguito l'udienza in collegamento dal carcere di Tolmezzo, dove è detenuto in regime di 41 bis per lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso. L'ha raccontato ai giudici il reporter. Sul banco degli imputati, insieme a Spada, anche quello che, per il pm Giovanni Musarò, è il suo «guardaspalle»: Ruben Alvez Del Puerto, difeso dall'avvocato Luigi Tozzi. Nel corso dell'udienza, il giornalista ha ricostruito l'aggressione, avvenuta davanti alla palestra di Roberto Spada, considerato dalla procura uno dei boss del clan che da anni tiene sotto scacco il litorale. Ieri, il Comune di Roma si è costituito parte civile.
LA TESTATA
«Il tema dell'intervista era quello della tornata elettorale nel X municipio, l'attualità politica - ha spiegato ai giudici Piervincenzi - La domanda scomoda era quella sul sostegno degli Spada a Casapound, l'unica alla quale Roberto Spada voleva sottrarsi. Lui non ha mai espresso la volontà di interrompere l'intervista: è stata un'escalation di cui io ingenuamente non mi sono reso conto». Il giornalista ha raccontato che l'imputato ad un certo punto ha preso in mano un manganello: «Era un po' inquietante. Cambiava spesso atteggiamento, in alcuni momenti sembrava più arrabbiato, in altri dialogava o mi prendeva in giro. Ad un certo, punto ha cominciato a guardarsi intorno». Poi, l'aggressione: «Mi ha colpito con una testata. Per un momento non ho visto più nulla, poi ho sentito il manganello sulla schiena». Una violenza avvolta in un clima di omertà: «C'erano una decina di persone, ma nessuno ci ha aiutato. Ho sentito distintamente tapparelle abbassarsi. Prima c'erano curiosi affacciati alle finestre, poi sono spariti tutti».
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Il Messaggero