Roma, pronto soccorso in tilt: 700 pazienti cronici in attesa di un posto letto

Roma, pronto soccorsi in tilt: settecento pazienti cronici in attesa di un posto letto
Pronto soccorsi pieni con 700 malati in attesa di un posto letto: rientrato l'allarme della terza violentissima ondata Covid, negli ospedali romani si è già...

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Pronto soccorsi pieni con 700 malati in attesa di un posto letto: rientrato l'allarme della terza violentissima ondata Covid, negli ospedali romani si è già accesa un'altra spia rossa. Sono i no Covid, i pazienti cronici. I malati che nell'ultimo anno si sono curati poco e male. Ma ora che la pressione nelle strutture è scesa, e i dati della pandemia sono in picchiata, sono tornati «in condizioni critiche perché hanno trascurato cure e sintomi» dice Giulio Maria Ricciuto, presidente Simeu Lazio e direttore del DEA dell'ASL Roma 3. A rallentare il percorso di assistenza in questi ultimi giorni però è anche la rete ospedaliera. L'ordine di convertire i letti Covid per le degenze ordinarie è stato già inoltrato. Ma non tutti gli ospedali sono organizzati.

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L'ALLARME

L'indice di occupazione dei contagiati ricoverati è sceso infatti sotto il 50%. Ancora una volta sono i numeri a confermare la diminuzione : ieri il numero dei ricoverati nei reparti Covid è sceso a 1.106 (-70 rispetto al giorno precedente) mentre nelle terapie intensive a 177 (-8 rispetto a martedì). Con la nota del direttore regionale, Massimo Annicchiarico, per attivare lo scenario di rischio 2, inoltrata lunedì. I direttori sanitari hanno tempo fino al prossimo primo giugno per procedere con la riapertura di padiglioni e reparti. Ma già un primo passaggio di alleggerimento dai pazienti Covid, era stato disposto due settimane fa. «Ci vuole tempo per organizzare l'ospedale e ricominciare dopo oltre sei mesi con le attività ordinarie» spiega il direttore Ricciuto. Che precisa: «Non siamo sorpresi di quello che stiamo registrando nei nostri pronto soccorsi, lo avevamo previsto. Con i letti occupati dai pazienti contagiai per mesi e soprattutto con il timore di contagiarsi, i malati hanno rimandato visite e controlli. Ora però, stanno via via tornando - dice - e in condizioni peggiori perché le patologie si sono aggravate senza la giusta assistenza». A questo però si aggiunge anche il tempo necessario per riconvertire l'intera rete ospedaliera.

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Con il sistema delle aperture a soffietto che consente di aprire, in questo caso chiudere, i posti Covid da destinare ai ricoveri ordinari. Ma per applicare le diverse misure, c'è bisogno di tempo: «Siamo in una fase di passaggio - sottolinea Ricciuto- assistere i malati è molto complesso». Così il numero delle persone in attesa di visita è cresciuto nell'ultima settimana. Toccando il picco di 700 malati in attesa di un posto letto. Tutti negativi al Covid ma con patologie pregresse. Un numero che va spalmato su tutte le strutture ma che accende comunque una spia rossa. A questi numeri, si somma poi la lista d'attesa di operazioni saltate, interventi chirurgici, finite in coda alle priorità e ora da smaltire.

LA GIORNATA

Intanto prosegue la discesa sui nuovi contagiati. Secondo l'ultimo bollettino regionale ieri su oltre 26.000 test eseguiti, si sono registrati nel Lazio 318 nuovi casi positivi (+10) mentre nella Capitale sono stati 159. Con il rapporto tra positivi e tamponi, sceso al 1,2%. Sono stati invece 18 i decessi (+2) e i guariti 1.733. In calo infine anche il dato di incidenza: vicino ai 50 casi ogni 100mila abitanti.

 

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Il Messaggero