Roma, sotto l'ospedale S. Giovanni spunta l'antica villa romana

Roma, sotto l'ospedale S. Giovanni spunta l'antica villa romana
I restauratori stanno dando gli ultimi ritocchi. Il pennellino accarezza la silhouette di una figura femminile, rinvigorendo le nuance color lavanda delle vesti....

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I restauratori stanno dando gli ultimi ritocchi. Il pennellino accarezza la silhouette di una figura femminile, rinvigorendo le nuance color lavanda delle vesti. «L'abbiamo chiamata lavender girl», avverte con un moto d'affetto Mariarosaria Barbera ex soprintendente di Roma ma soprattutto l'archeologa che sta guidando da dieci anni uno dei cantieri più suggestivi della Capitale. La ragazza lavanda, dipinta all'interno di una edicola illusionistica è solo uno dei mirabili elementi decorativi di un monumentale corridoio che nel II secolo dopo Cristo si apriva su un giardino lussureggiante. Un complesso residenziale che gareggiava con le esuberanze dell'imperatore Adriano, e che è riemerso sotto l'Ospedale dell'Addolorata sul Celio. Galeotti sono stati i lavori per la realizzazione del nuovo Dipartimento di Oncoematologia infantile dove accogliere l'acceleratore lineare. È bastato scendere tre metri per trovare una porzione di residenza d'età adrianea costituita da un corridoio interamente affrescato, pavimentato in mosaico, che si apriva con grandi finestre su un vasto giardino. Una parte completamente sconosciuta della più nota “domus dei Valerii”. «Le scoperte effettuate ci hanno consentito di delineare un quadro più ampio, arricchito da inediti settori residenziali in aree in cui pensavamo vi fossero solo giardini», racconta l'archeologo Sergio Palladino. Un complesso che fu «abbattuto agli inizi del III secolo quando l'area venne interrata per una mutata destinazione d'uso», precisa Palladino.

 
LA RICOSTRUZIONE

Scavo e valorizzazione sono andati a braccetto, grazie alla collaborazione dell'Ospedale. Ecco allora che gli affreschi del corridoio (lungo dieci metri e largo quattro) sono stati rimossi, insieme al pavimento. «Le pitture non potevano essere lasciate a contatto con le radiazioni», spiega la Barbera. Come un ciclopico puzzle, i pezzi sono stati ricomposti. Le pareti sfoggiano riquadri di un rosso vivido. Al centro compaiono figurine fantastiche, mentre in alto corre un fregio di finte architetture a edicola che accolgono fanciulle, geni alati, allegorie delle stagioni. Il tutto è coronato da festoni di stucchi bianchi e azzurri con amorini e animali fantastici, pendant del soffitto. A brillare sono anche gli affreschi della parete sul giardino, dove sfila un finto steccato di legno da cui fa capolino il verde fogliame di siepi di mirto e bosso. Vezzo non casuale, visto che nella terra sono riemersi i semi: «Le stesse piante che ornavano il giardino della villa», dice Barbera. Il laboratorio di restauro in una sala dell'Ospedale è un colpo d'occhio mozzafiato. Un cantiere dove rinascono capolavori, che presto avranno un museo aperto al pubblico. Domani si farà il punto sui lavori all'Istituto Germanico con il convegno “Nuovi scavi nell'area dell'Ospedale S. Giovanni-Addolorata”. La storia della “domus dei Valerii” viene da lontano. Risale alla costruzione dell'Ospedale tra il 1902 e il 1905, quando gli sterri svelarono resti di una lussuosa dimora. I Valerii erano una famiglia di antica origine, che vantava il primo console di Roma Valerio Publicola. Come racconta Simona Morretta «La residenza è ricordata dalle fonti antiche ancora agli inizi del V secolo, quando l'ultima proprietaria, Santa Melania, la mise in vendita senza riuscire ad alienarla». Perché? Troppo fasto, troppo cara. Uno stallo del mercato immobiliare risolto (si fa per dire) da Alarico. Con il sacco dei Visigoti nel 410, la domus fu incendiata, e venduta “pro nihilo”, per nulla.
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Il Messaggero