Roma, orsi in catene usati per foto nei ristoranti, al Bioparco 3 animali schiavi dall'Albania

Roma, orsi in catene usati per foto nei ristoranti, al Bioparco 3 animali schiavi dall'Albania
Sedati, messi al guinzaglio come cagnolini. Utilizzati come comparse in foto ricordo a pagamento, oppure per attirare clienti in ristoranti e bar. Vivono in gabbie piccole, in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sedati, messi al guinzaglio come cagnolini. Utilizzati come comparse in foto ricordo a pagamento, oppure per attirare clienti in ristoranti e bar. Vivono in gabbie piccole, in condizioni molto precarie, spesso senza cibo né acqua, privati totalmente di qualunque forma di benessere. Ma adesso la loro agonia è finita. Per tre orsi bruni, il tempo della sofferenza è scaduto. A breve, verranno portati via da un inferno chiamato Albania e saranno trasferiti a Roma, dove il Bioparco sta preparando loro una casa accogliente.

 
LA SCOPERTA
La Fondazione Bioparco, insieme alle 3 associazioni Salviamo gli Orsi della Luna, Four Paws e Salviamo gli orsi albanesi, al Ministero del Turismo e dell'Ambiente albanesi, sta collaborando all'operazione di salvataggio. Sono una femmina e due maschi. Appena saranno pronti certificati e documentazione a cura della Commissione Scientifica Cites del Ministero dell'Ambiente italiano sarà possibile trasferire i tre plantigradi al Bioparco. Gli orsi saranno infatti ospitati in un'ampia area appositamente realizzata per loro adiacente alla Valle degli orsi, «dove vivranno senza stress, circondati da alberi, con una cascata d'acqua e con sassi per farsi le unghie», spiega il veterinario Federico Coccìa, presidente della Fondazione Bioparco. A giugno 2017 si viene a sapere, grazie alle foto che girano sui social, che il proprietario di un albergo nel nord dell'Albania, detiene illegalmente due cuccioli di orso bruno; si tratta di due fratelli maschi nati a inizio 2017. La mobilitazione è immediata: la scorsa estate una task force composta dal responsabile zoologico del Bioparco Yitzhak Yadid, un veterinario, un rappresentante dell'Associazione Four Paws e due ispettori delle Aree Protette in Albania si recano nella località per trovare i cuccioli. Una volta identificati, la task force effettua un controllo sanitario, somministra loro i vaccini e impianta i microchip. Si avvia l'iter per l'ottenimento delle autorizzazioni per la confisca.


Ottenuti i permessi, la task force parte per una seconda spedizione, il 18 dicembre 2017, e mette in atto il sequestro dei due cuccioli per trasferirli temporaneamente nello zoo di Tirana. Lì c'è anche Mary, una femmina nata nell'inverno del 2016, di un anno più grande dei due maschi e confiscata anch'essa ad un privato. Anche Mary da cucciola era stata utilizzata per gli stessi scopi turistici. «Gli orsi viaggeranno in prima classe - sottolinea Coccìa - in casse di legno con fieno, nei camion, con diverse soste. Sono buoni, si fidano dell'uomo: è un'operazione durata un anno. Quando ho saputo di questa storia, io che salvo anche le formiche, sono andato subito a Tirana». Gli orsi vengono catturati quando sono molto piccoli, a soli pochi mesi di vita venendo privati quindi della possibilità di crescere insieme alla mamma. Traumatizzati, non svezzati e allevati dall'uomo non sviluppano le capacità per sopravvivere in natura, che acquisiscono crescendo insieme alla mamma finché non sono autonomi. In Albania il bracconaggio e il commercio dei cuccioli è ancora molto fiorente nonostante le leggi di protezione. Che sia il piccolo inizio di una nuova vita.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero