Un commando di cinque persone. Due basisti, entrambi romani, e i tre che sono entrati nell’abitazione di Silvio Fanella per rapirlo e poi hanno aperto il fuoco. Questi,...
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Tracce in macchina Secondo le indiscrezioni, gli agenti della Scientifica avrebbero trovato tracce ematiche nell’abitacolo della Croma utilizzata dal gruppo per l’azione e poi abbandonata in zona Prati: un’auto a bordo della quale sarebbe dovuto essere rinchiuso Silvio Fanella se il sequestro dei finti finanzieri non fosse finito nel sangue. Le nuove impronte fanno ipotizzare che anche un altro membro del gruppo di fuoco sia stato raggiunto dagli spari esplosi durante l’aggressione e che, da qui, gli inquirenti guidati dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini siano potuti risalire ad un altro dna e dunque ad un altro profilo. I fuggitivi sarebbero stati inquadrati da una telecamera di una farmacia nei pressi di via Premuda, dove è stata abbandonata la berlina grigia. Ma non si hanno certezze sulla qualità delle immagini.
Proiettile e telefonino Altri elementi utili potrebbero arrivare dall’autopsia, conclusa ieri mattina al Policlinico Gemelli e che ha permesso di estrarre il proiettile che ha ucciso Fanella (l’altro è ancora conficcato nella schiena di Ceniti, in attesa che il quadro clinico migliori e sia possibile operarlo). E persino dal telefonino cellulare che l’ex di Casapound aveva lasciato a casa della fidanzata a Verbania, prima di partire per Roma.
Il commando I due fuggitivi del commando sarebbero personaggi di livello inferiore ai faccendieri dei quali faceva parte Silvio Fanella. Soggetti con precedenti per furto e forse legato dall’uso di cocaina, provenienti dall’area dell’estrema destra, entrambi di non più di trent’anni, come Giovanni Battista Ceniti. Difficile dire, però, se avessero effettivamente dei mandanti più potenti, come era capitato due anni fa col tentativo di rapimento organizzato da un altro ex della banda, Roberto Macori. Da quando la notizia di quel blitz è finita sul sito web del Quotidiano del Sud erano in molti, almeno in certi ambienti, a puntare all’azione.
In ogni caso, il gruppo sarebbe legato ad ambienti di destra e del resto la capitale è crocevia di molti ex fascisti di ieri e di oggi: un paio di mesi fa, la polizia ha rintracciato nella Capitale un ex Nar, sulla sessantina, arrestato già negli anni ’80 con un arsenale composto da kalsnikov e mitragliette. L’uomo, che fu compagno di fuoco di Giusva Fioravanti, è ricercato per una serie di rapine finite nel sangue in Francia.
Ieri mattina, intanto, il gip ha convalidato il fermo di Ceniti. Che però si è avvalso della facoltà di non rispondere. «E’ vigile - ha sottolineato l'avvocato Luigi Conti - ma il quadro sanitario resta preoccupante». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero