Una verifica straordinaria sulle spese per consulenti e staff esterni avallate dalla giunta di Virginia Raggi. A richiederla, con una lettera ufficiale che verrà spedita...
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I PROVVEDIMENTI
E così mentre a piazzale Clodio procede l'inchiesta giudiziaria (la Procura indaga anche sulla promozione, poi annullata, del fratello di Marra, con tanto di scatto da 20mila euro l'anno), a Palazzo Senatorio viene incardinata un'ispezione amministrativa sui contratti esterni. Con i revisori dei conti pronti a fare le pulci alla giunta pentastellata. In tutto, da quando Virginia Raggi siede nella Sala delle Bandiere, sono state votate 48 delibere per autorizzare 77 contratti di assunzione a tempo determinato. Consulenti e manager inquadrati negli uffici di diretta collaborazione della sindaca e degli assessori. Va detto che il M5S, alle polemiche, ha sempre risposto mettendo a confronto le cifre stanziate dalle amministrazioni passate: «Alemanno spese 6 milioni di euro; Marino 5,3 milioni. Noi invece abbiamo fissato l'obiettivo di spendere meno di 5 milioni di euro ogni anno», spiegarono i pentastellati già ad agosto, mentre l'opposizione si scagliava contro i «maxi-stipendi» grillini.
L'ultimo provvedimento sulle assunzioni passato in giunta risale allo scorso 17 marzo e prevede un aumento di stipendio per Silvano Simoni, ingaggiato nello staff dell'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari. Simoni era stato messo sotto contratto dalla giunta Raggi lo scorso 30 dicembre, insieme a un'ex collaboratore di Paola Muraro, Stefano Cicerani (con un passato in un'impresa partecipata da Manlio Cerroni). Il contratto firmato appena prima di Capodanno prevedeva un «trattamento economico complessivo» di 23.725 euro all'anno. Tre mesi dopo però il Campidoglio ha deciso che quella cifra era troppo bassa. E così, riconsiderate «le rilevanti attività di supporto svolte dal dott. Simoni», si legge nella delibera, lo stipendio è stato «rideterminato». Cioè raddoppiato, o quasi, dato che d'ora in poi percepirà 44.892 euro. Sempre a dicembre venne formalizzato un altro incarico che fece discutere: quello di Andrea Tardito, architetto, già candidato del M5S, assunto nello staff dell'assessore al Patrimonio con un contratto da 88mila euro annui per occuparsi della «gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare». Quasi il doppio rispetto a quanto guadagnava da dipendente di una delle società in house del Campidoglio, Aequa Roma.
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Il Messaggero