Roma, allarme morbillo: in tre mesi il triplo di casi di tutto il 2016

Roma, allarme morbillo: in tre mesi il triplo di casi di tutto il 2016
«C'è un notevole incremento nel numero di casi di morbillo a partire dall'inizio del 2017». Lo scrive il Servizio della Regione per la sorveglianza...

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«C'è un notevole incremento nel numero di casi di morbillo a partire dall'inizio del 2017». Lo scrive il Servizio della Regione per la sorveglianza delle malattie infettive. In una circolare inviata ai direttori generali delle Asl, in cui si elencano una serie di contromisure, vengono illustrate le cifre che meglio di qualsiasi parola spiegano cosa sta succedendo a Roma e nelle altre province del Lazio. Nei primi tre mesi del 2017 (ad essere esatti dal primo gennaio al 19 marzo) sono stati registrati il triplo dei casi di tutto il 2016. Più nel dettaglio: nei dodici mesi dell'anno scorso furono 107, quest'anno in appena 80 giorni sono già stati 312. 


Cosa sta succedendo? Spiega la circolare: «La classe di età più rappresentata è quella dei giovani adulti (15-39 anni), con il 61,5 per cento dei casi». L'89,6 per cento di chi ha preso il morbillo non risulta vaccinato. Tre volte su dieci il paziente ha avuto problemi di insufficienza respiratoria, epatite, trombocitopenia ed encelefopatia. Il fenomeno dell'impennata di casi di morbillo è confermato anche in altri paesi europei. «Le comuni complicanze del morbillo comprendono otite media, broncopolmoniti, laringotracheobronchiti e diarrea. Il morbillo - spiegano gli esperti della Regione nella circolare firmata dal direttore Vincenzo Panella e dal dirigente Domenico Di Lallo - può causare gravi malattie che richiedono ospedalizzazione; uno su ogni 1.000 casi svilupperà encefalite acuta, che spesso di traduce in danni cerebrali permanenti; uno o due bambini su 1.000 che s'infettano con il morbillo sviluppa complicanze respiratorie e neurologiche».


Tra le varie raccomandazioni inviate ai direttori degli ospedali, c'è la realizzazione di percorsi dedicati nei pronto soccorso, mascherine per il paziente, filtrante respiratorio per gli operatori, colloqui a una distanza di un metro. Chi ha avuto contatti con i pazienti deve vaccinarsi entro 72 ore e anche tra gli operatori degli ospedali è sugggerita la vaccinazione. «Si raccomanda la vaccinazione ai viaggiatori suscettibili che si recano in zone endemiche». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero