Monte Mario, violentata una barista: nordafricano ricercato dalla polizia

Baracche a Monte Mario
È stata aggredita alle spalle, nel suo locale, da un uomo chesi era tirato giù i pantaloni e che l'ha massacrata di botte per stuprarla. Momenti di terrore,...

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È stata aggredita alle spalle, nel suo locale, da un uomo chesi era tirato giù i pantaloni e che l'ha massacrata di botte per stuprarla. Momenti di terrore, all'alba di ieri, per una barista di Monte Mario, finita in ospedale, al Gemelli, malmenata e col dito di una mano quasi a brandelli. «Me lo teneva tra i denti per evitare che io mi muovessi - ha raccontato in lacrime - Ho visto la morte in faccia. Ho combattuto per non essere stuprata. Era nudo e si dimenava su di me mentre mi picchiava». Lo stupratore, un trentenne di nazionalità tunisina, che aveva trascorso la notte nel bar come cliente, è poi scappato via col registratore di cassa lasciando la vittima, poco più di cinquant'anni, sul pavimento in lacrime.


IL RACCONTO
Gli uomini della Mobile ora gli stanno dando la caccia. Si era presentato nel locale, un bar notturno, martedì sera. «Un cliente come tanti altri - a detta della barista - Ha anche cantato. Si è lasciato fotografare con un amico». «Mi chiamo Reda», si è presentato così il giovane, «vivo ad Amsterdame sono a Roma per turismo». «Al mattino si è presentato con la cerniera dei pantaloni abbassata - ha spiegato la barista - L'ho cacciato: Vai via. Poi sono uscita fuori dal bar e ho chiesto al cugino di riprenderlo. Certe cose non si fanno, dicevo. E sono rientrata». L'incubo è cominciato allora. L'uomo è tornato con le stesse intenzioni di prima e ha trascinato la donna in uno sgabuzzino. Stavolta l'ha presa per i capelli, l'ha riempita di pugni.


«Non avevo scampo. Sono stata forte. Una ragazzina non ce l'avrebbe fatta», si rincuora la donna. «Alla fine mi sono dimenticata di tutti i dolori, ero pronta anche a farmi staccare il dito. Ho raccolto le forze, mi sono fatta leva con l'unico braccio libero e l'ho scaraventarlo a terra. Mi ha mollato coi denti solo quando siamo finiti tutti e due a terra, nella varechina, ed io gridavo aiuto». La donna, assistita dall'avvocato Eugenio Pini, ora chiede giustizia. Il primo referto medico le ha diagnostico una prognosi di dieci giorni. «Ho fornito tutti i particolari alla polizia - ha detto - Spero che sia catturato al più presto possibile». Gli investigatori per rintracciare l'aggressore stanno battendo l'area della favelas alle pendici di Monte Mario dove si rifugiava anche Suli Damian Danut, il romeno che una settimana fa ha violentato una badante italiana sotto al Viminale.
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Il Messaggero