Oltre 32mila minori nelle comunità, «ecovillaggi per farli sentire in famiglia»

Oltre 32mila minori nelle comunità, «ecovillaggi per farli sentire in famiglia»
“Ecovillaggi” per far sentire in famiglia i minori che sono stati allontanati dai genitori e vivono situazioni di disagio. É il progetto al centro...

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“Ecovillaggi” per far sentire in famiglia i minori che sono stati allontanati dai genitori e vivono situazioni di disagio. É il progetto al centro dell'incontro che si è tenuto all’ETRU – (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma) il primo dedicato al tema dell’accoglienza e della gestione del disagio minorile in Italia organizzato dall’Associazione Onlus La Casa di Y’shua. A moderare l’incontro è Maria Francesca Monterossi, avvocato e presidente dell’associazione culturale “Una stanza tutta per sé.

 «Abbiamo scelto un titolo forte per questo convegno “Mi tieni con te perché mi pagano” – spiega Mariolina Luccisano, psicologa e psicoterapeuta responsabile della comunità per minori in Calabria “La Casa di Y’shua”- perché è necessario affrontare il fatto che i minori che vivono nei centri di accoglienza sono consapevoli del fatto che le strutture vengono retribuite. E non è una cosa da poco conto, ha infatti un impatto psicologico non indifferente sulla loro crescita sana che spesso li fa sentire poco amati. In italia - continua Luccisano - ci sono 4227 strutture dove vengono accolti 32.185 minori. Sono dati orientativi perché purtroppo ad oggi non esiste una vera e propria banca dati. Un bambino, un ragazzo viene allontanato dalla famiglia per motivazioni gravi e arrivano in un luogo che si chiama “casa famiglia”, ma che nulla ha a che fare con una mamma o un papà. Negli ultimi periodi si contano ben 100 denunce per abusi su minori nei centri di accoglienza. Sono casi sui quali è doveroso fare luce. Questi eventi sono conseguenza del fatto che i minori sono diventati un vero e proprio affare – conclude – a fronte di cospicui fondi destinati alla loro accoglienza».

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Mariolina Luccisano inoltre illustra il progetto innovativo del’Associazione: «La nostra risposta al disagio profondo portato dai ragazzi che accogliamo può essere, secondo l’esperienza maturata, fornire loro una famiglia che li accompagni nell’intero corso della vita assicurandogli non solo le cure materiali ma soprattutto un vissuto emotivo che dia sostanza ai loro passi. Aprire nuovi orizzonti per loro che possano riscattarli dai pregiudizi di una società che approccia alle loro sofferenze in termini caritatevoli è significato per noi progettare un ecovillaggio. La casa di Y’shua dà vita al primo ecovillaggio che si basi su uno sviluppo agricolo, fornendo degli alloggi a nuclei famigliari internazionali che possano fare esperienza di genitorialità con i nostri ragazzi fornendogli un punto di vista globalizzato e differente per via della loro provenienza». Isabella Mastropasqua, dirigente del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di comunità di Roma e direttore del Centro di Giustizia Minorile per la Calabria, sottolinea il lavoro importante dell’attività svolta dalla giustizia minorile. «Decisioni molto difficili quelle che vengono prese per i ragazzi che vivono disagi – spiega - Le comunità dovrebbero essere uno spazio transitorio affinchè i minori possano riconnetersi ad uno spazio esistenziale sano. Gli educatori sono veri e propri mediatori con un mondo esterno. Un lavoro molto complesso se consideriamo che la fascia maggiore che trattiamo è quella della fase adolescenziale, un’età già di per sé difficile. Per questi ragazzi inoltre si pone soprattutto il lavoro di ricostruzione del futuro. Nel frattempo è importante lavorare per ricostruire o sostituire la figura genitoriale oppure per porre le basi di un’autonomia. Quest’ultimo obiettivo non è coperto da nessun intervento del legislatore. Soltanto la Regione Sardegna ha legiferato in maniera autonoma anche prevedendo delle soluzioni abitative. Abbiamo perciò il dovere di costruire dei progetti di stabilità – conclude Mastropasqua – è questa la scommessa che dobbiamo raccogliere in maniera veloce e capillare».

«E’ necessario lavorare molto sulla prevenzione – sostiene Maddalena Cialdella, psicologa, psicoterapeuta e CTU dei Tribunali di Roma – In qualità di tecnico vengo spesso in contatto con situazioni molto gravi di abbandono, di maltrattamenti e abusi. I tribunali spesso chiedono di valutare le competenze genitoriali. Ma quali sono le caratteristiche che deve avere un buon genitore? – spiega - Fornire al minore un ambiente consono, accudirlo e fornire delle regole adeguate alla sana crescita, mantenendo ruoli distinti. Un’altra competenza importante, per esempio nella situazione di genitori separati, è non denigrarsi a vicenda in modo che il ragazzo possa accedere in maniera sana e tranquilla all’altra figura genitoriale. É necessaria inoltre la mentalizzazione, mettersi cioè sulla stessa lunghezza d’onda del proprio figlio e comprenderne le esigenze. Gli assistenti sociali sono oberati di lavoro - conclude – le istituzioni devono ripensare la formazione professionale adeguandola ad una famiglia moderna e alle nuove problematiche che attanagliano il mondo giovanile».

Francesco Spano, consigliere giuridico ministeriale e segretario generale della Human Foundation, è intervenuto portando i saluti della Presidente Giovanna Melandri: «L’obiettivo della nostra Fondazione è quello di misurare l’impatto sociale delle scelte e delle politiche attive che compie la società. Ci siamo occupati – spiega Spano - di progetti di valutazione tesi a contrastare la povertà educativa. Il nostro Ente, auspica certamente una ripianificazione delle risorse pubbliche e private. Esiste un problema di metodologia della distribuzione delle risorse. Non basta ormai affidarsi alla rendicontazione e alla coerenza. Dobbiamo assolutamente cambiare dei canoni purtroppo inefficace. Dovremmo valutare il raggiungimento dell’obiettivo prefissato dal progetto. É questa la frontiera più avanzata per misurare che la spesa pubblica sia stata efficace come ci richiede la Costituzione. Investire la spesa pubblica ancorandola al risultato raggiunto – conclude - è l’unico modo per misurarne l’efficacia dei risultati».

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Il Messaggero