Roma, dalla caserma a casa con l’auto di servizio, militare condannato a 2 anni per peculato

Roma, dalla caserma a casa con l’auto di servizio, militare condannato a 2 anni per peculato
Preferiva tornare a casa per pranzo, invece di mangiare alla mensa con tutti gli altri soldati. Ma per spostarsi utilizzava la macchina dell’esercito. Dal Forte Acquasanta a...

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Preferiva tornare a casa per pranzo, invece di mangiare alla mensa con tutti gli altri soldati. Ma per spostarsi utilizzava la macchina dell’esercito. Dal Forte Acquasanta a Forte Appia. Quattro chilometri di distanza, dal luogo di lavoro all’alloggio, che sono risultati fatali per un sottufficiale dell’esercito in servizio presso il Resia dell’Aeronautica Militare (il Reparto sistemi informativi automatizzati), che venerdì mattina è stato condannato a due anni per peculato dai giudici della seconda sezione penale. La sua colpa? Quella di aver utilizzato l’auto di servizio per esigenze personali, nonostante gli spostamenti siano avvenuti tutti fra due località militari. 

 

I fatti risalgono a più di cinque anni fa quando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Oronzo Campana, fra il primo settembre del 2014 e il 31 dicembre dello stesso anno, in almeno venti occasioni «in funzione del suo incarico di Capo Nucleo Autotrasporti, utilizzava per esigenze personali e non di servizio», così si legge nel capo d’imputazione, «diversi veicoli militari del reparto». Dieci automobili differenti, tutte del corpo di appartenenza, «per raggiungere il proprio alloggio di servizio, sia al fine di consumare il pranzo durante l’orario di servizio, sia al termine del servizio stesso». Il sottufficiale, difeso dall’avvocato Stefano Mione, alcune volte, dopo aver prestato servizio insieme alla sua squadra nel Forte Appia, era rimasto a dormire nel suo alloggio, tenendo con sé la macchina. Secondo la procedura, però, avrebbe dovuto prima riportare la sua auto al Forte Acquasanta, per poi tornare indietro a casa. Fra i due luoghi la distanza è esigua, dieci minuti di guida al massimo. Ma, nonostante questo, servendosi dei veicoli militari, l’uomo avrebbe effettuato «itinerari non stabiliti e comandati, con relativo illecito consumo del carburante e pari danno per l’esercito italiano». Ad accendere le luci sulle abitudini del 48enne è stato un esposto anonimo dei suoi colleghi. La procura militare aveva archiviato il fascicolo, passato poi alla magistratura ordinaria. A inchiodare il sottufficiale sono state le annotazioni relative all’orario di entrata e uscita presenti sul registro controllo movimenti veicoli. Il suo legale ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che a Campana potesse essere contestato solo un illecito disciplinare. I giudici, però, hanno condannato a due anni con pena sospesa il sottufficiale, che è ancora in servizio presso la stessa caserma.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero