L’annosa questione è sempre la stessa: si è giustificati a sbirciare nel telefonino del proprio fidanzato o si lede un diritto (imprescindibile) alla privacy?...
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Ora se è vero che nomen omen, Giulia, che ha condiviso un post con la foto del cellulare incriminato su Facebook accompagnato dalla frase «pregate per lui», a quest’ora starà già prenotando le vacanze di Pasqua da single. Ma siccome vogliamo credere nel vissero felici e contenti, qualcuno dei migliaia di commenti apparsi sui social (quasi 9 mila per essere precisi) ha ipotizzato che quel nome non fosse altro che l’oggetto di qualche chat di gruppo da maschi, tipo i compagni del calcetto o della palestra. O addirittura che l’ipotetica tradita non abbia aperto quei messaggi lasciando al compagno la possibilità di spiegarsi. Morale: a chi volesse sapere com’è andata a finire la storia, Giulia non ha mai risposto. E tutti noi rimarremmo nel dubbio. O forse no.
«Davide non appotuto fare i compiti»: la giustificazione (falsa) del bambino è virale
Il Messaggero