Roma, mazzette sui tavolini: dirigente comunale nei guai

Roma, mazzette sui tavolini: dirigente comunale nei guai
Mille euro a pratica. Per autorizzare l'allestimento di tavoli e piccole fioriere negli spazi fuori dai ristoranti del Centro, Valeriano Ranieri Tomassoli, un funzionario del...

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Mille euro a pratica. Per autorizzare l'allestimento di tavoli e piccole fioriere negli spazi fuori dai ristoranti del Centro, Valeriano Ranieri Tomassoli, un funzionario del Comune, tuttora in servizio, avrebbe chiesto tangenti a tariffa quasi fissa: 1.000, massimo 1.500 euro a concessione. Bustarelle anti-intoppo, secondo la ricostruzione degli inquirenti che hanno ottenuto il suo rinvio a giudizio. Il suggerimento a mettere le mani al portafogli per accelerare la pratica, per la Procura, sarebbe stato più volte sussurrato direttamente allo sportello del I Municipio, dove Tomassoli, in genere professionale e discreto, in veste di responsabile dell'Ufficio Occupazione Suolo Pubblico, ha ricevuto per anni gli utenti, per lo più danarosi gestori di locali nelle piazze più belle di Roma.

Il funzionario, accusato di concussione e corruzione, ora dovrà spiegare in un processo che si aprirà a febbraio perché due ristoratori gli avrebbero liquidato la parcella. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal pm Erminio Amelio, è stata accolta ieri. Per l'accusa le bustarelle avrebbero garantito in particolare ai gestori del «Demo» (vicino a via del Corso) e del «Fish Market» (a Trastevere) il via libera a mettere tavolini all'esterno dei locali, evitando lungaggini burocratiche che, in caso di respingimento della pratica, possono portare al sequestro dei dehors.

DUE CASI

Il pm contesta due casi distinti. Nel primo, Dante Demofonte, proprietario del «Demo», avrebbe pagato più o meno spontaneamente mille euro per velocizzare la pratica e, a partire da febbraio, anche lui si ritroverà a processo con l'accusa di induzione alla corruzione. Nel secondo caso, invece, Mazur Lukasz Piotr, gestore del «Fish Market», sarebbe stato vittima del funzionario, perché non ha avuto alternative alla mazzetta. Davanti alla minaccia di ritorsioni, aveva pagato. E ora a processo figurerà come parte offesa. La vicenda concernente il ristorante «Demo» risale al marzo del 2015. Secondo l'accusa, il funzionario avrebbe suggerito al gestore di pagare per evitare complicazioni. E il ristoratore, non è chiaro con quale spirito, ha deciso di accettare. Per quanto riguarda il secondo locale, invece, il funzionario, a giugno dello stesso anno, avrebbe imposto un aut aut al ristoratore, chiarendogli che, senza bustarelle, i rapporti con l'amministrazione sarebbero peggiorati.
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Il Messaggero