Il funzionario, accusato di concussione e corruzione, ora dovrà spiegare in un processo che si aprirà a febbraio perché due ristoratori gli avrebbero liquidato la parcella. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal pm Erminio Amelio, è stata accolta ieri. Per l'accusa le bustarelle avrebbero garantito in particolare ai gestori del «Demo» (vicino a via del Corso) e del «Fish Market» (a Trastevere) il via libera a mettere tavolini all'esterno dei locali, evitando lungaggini burocratiche che, in caso di respingimento della pratica, possono portare al sequestro dei dehors.
DUE CASI
Il pm contesta due casi distinti. Nel primo, Dante Demofonte, proprietario del «Demo», avrebbe pagato più o meno spontaneamente mille euro per velocizzare la pratica e, a partire da febbraio, anche lui si ritroverà a processo con l'accusa di induzione alla corruzione. Nel secondo caso, invece, Mazur Lukasz Piotr, gestore del «Fish Market», sarebbe stato vittima del funzionario, perché non ha avuto alternative alla mazzetta. Davanti alla minaccia di ritorsioni, aveva pagato. E ora a processo figurerà come parte offesa. La vicenda concernente il ristorante «Demo» risale al marzo del 2015. Secondo l'accusa, il funzionario avrebbe suggerito al gestore di pagare per evitare complicazioni. E il ristoratore, non è chiaro con quale spirito, ha deciso di accettare. Per quanto riguarda il secondo locale, invece, il funzionario, a giugno dello stesso anno, avrebbe imposto un aut aut al ristoratore, chiarendogli che, senza bustarelle, i rapporti con l'amministrazione sarebbero peggiorati.
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