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«A’nfame, te la sei cantata»: è il grido di battaglia con cui ieri mattina nel carcere romano di Regina Coeli, al momento di aprire i “cancelloni” ai detenuti per farli accedere alla grande “rotonda” in cui stava per celebrarsi la messa domenicale, si è scatenato il putiferio. Una sessantina di detenuti, due gruppi distinti della terza e della sesta sezione, sono venuti alle mani, dandosele di santa ragione. A fare fronte solo uno sparuto manipolo di agenti. Diversi i detenuti contusi. Anche tre poliziotti hanno avuto bisogno di cure, all’inizio si parlava di dieci feriti. La scintilla è scoppiata quando, all’improvviso, ai cancelli è apparso un “ospite” italiano della III contro cui è partita una raffica di insulti e invettive. Chi era presente racconta che «le sedie di legno predisposte per la messa volavano da una parte all’altra» e di bastoni e oggetti «spuntati fuori dal nulla all’improvviso, un parapiglia come nel Far West». Poi finalmente, i poliziotti sono riusciti a richiudere i cancelli. Ma quando quelli della VI stavano tornando al piano, si sono incrociati per le scale con un’altra trentina di reclusi nel III che nel frattempo stavano uscendo. E qui è andato in scena il secondo round.
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IL SEQUESTRO
Casus belli? A quanto pare un doppio sequestro effettuato tempo fa dalla penitenziaria di 140 grammi di cocaina e di uno smartphone nell’edificio.
LA DENUNCIA
«Ormai non si può più aspettare per potenziare l’organico - afferma Daniele Nicastrini, segretario regionale Lazio dell’Uspp, Unione sindacati di polizia penitenziaria - e vanno riorganizzati i servizi. Come è possibile fare celebrare la messa di domenica, giorno in cui manca ulteriore personale? Perché non farla il venerdì, come in altre case circondariali? Oppure evitare che così tanti detenuti scendano insieme, prevedendo almeno due celebrazioni? Non solo: c’è il problema di coloro che debbono essere sorvegliati a vista: nelle ultime 48 ore erano ben 12». Regina Coeli attualmente ospita 990 reclusi, di cui 500 stranieri. Tra la terza e la sesta sezione sono circa 300. «In tutto ci sono appena 360 agenti - conclude Nicastrini - suddivisi per più turni di lavoro. La situazione è esplosiva».
Duro anche il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria: «Poteva essere una carneficina - fanno sapere- tenuto conto che s’erano solo tre poliziotti lì in servizio e che hanno fatto l’impossibile. Mancano, però, misure per fermare la lotta tra bande». Intanto i due gruppi, prima di tornare in cella, se le sono nuovamente promesse. Bisogna solo aspettare quando.
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