L'aveva picchiata selvaggiamente, sbattendole più volte la testa in terra. Poi calci e pugni finchè non l'ha vista esanime. E aveva tentato anche di discolparsi parlando...
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Chiara, uscita dal coma dopo 11 mesi, invece «è condannata a vita», ha detto la madre Danielle piangendo e inveendo contro i giudici al grido di «vergogna». Alla lettura della sentenza scoppia il caos in Tribunale. Alle urla della madre si aggiungono quelle degli amici di Chiara. Il padre, Maurizio, dopo la sentenza si è sentito male ed è finito in ospedale. Chiara ora è ridotta ad uno stato vegetativo e i suoi progressi sono lentissimi. Quello di questa ragazza di quasi 21 anni è stato un vero calvario iniziato una sera di febbraio 2014. A scatenare tutto l'ennesimo litigio per questioni di gelosia.
Chiara, diplomata all'Istituto alberghiero, aveva 19 anni, Falcioni 16 anni di più. I due convivevano da poco. Discutevano spesso a causa della gelosia di lui convinto che Chiara lo tradisse. Secondo l'accusa, Maurizio Falcioni, aggredì la sua fidanzata con calci e pugni sferrati con brutale violenza; poi, quel capo della giovane più volte sbattuto a terra e colpito con calci. Fu lui stesso, in preda al panico, a chiedere aiuto («per la fidanzata svenuta», disse); nonostante l'evidenza che i segni su Chiara non potevano essere la conseguenza di uno svenimento, lui negò comunque di averla picchiata. Ma le condizioni della ragazza, apparse da subito gravissime, successivamente si aggravarono ancora di più.
Quasi un anno fa il processo di primo grado col rito abbreviato, con la condanna di Falcioni a 20 anni di reclusione; oggi, l'appello, con la riduzione a 16 anni della pena inflitta. «Chiedo perdono a Chiara, chiedo scusa per quello che ho fatto. Non volevo ucciderla», ha detto Falcioni ai giudici prima che questi si ritirassero in camera di consiglio. «Falcioni ha chiesto scusa a Chiara, ma quell'uomo uscirà di galera mentre Chiara è condannata a vita. Lei non potrà fare più una vita normale, e questo non è giusto», si dispera Danielle, consolata dagli amici.
Resta poi il dispiacere anche dei legali di parte civile. «Noi purtroppo adesso possiamo fare molto poco - ha detto l'avvocato Massimiliano Santaiti - Certo, presenteremo istanza alla procura per sollecitare la presentazione del ricorso per Cassazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero