Forte di essere scampato da un ergastolo faceva il capetto nel Lungotevere. L’aria trasandata da punkabbestia, il labrador sempre al guinzaglio, e pronto...
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Non più di un quarantenne sconclusionato che per sfuggire al consumismo aveva scelto una vita minimal in tenda, mangiando pasti offerti o scaduti, ritrovatosi suo malgrado da innocente in mezzo a risse e omicidi senza colpevoli. Galioto è un picchiatore. Chi sostava in zona doveva sottostare ai suoi comandi, altrimenti scattavano le sue punizioni, alimentate da improvvisi e pericolosi raptus. Lo hanno riferito i primi clochard sentiti dalla polizia, anche se i più sono scappati per paura di ritorsioni. E proprio di botte è stato ucciso Petret Stoica.
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Roma, omicidio sul Tevere, famiglia Solomon: «Galioto è pericoloso, vogliamo giustizia»
L’autopsia ha rivelato più traumi e all’apparenza morsicature di un cane, soprattutto alle gambe. Il medico legale de La Sapienza Marco Straccamore, però, consegnerà gli esiti definitivi e ufficiali solo tra due mesi, dopo aver ultimato accertamenti al microscopio. Restano infatti da definire i tipi di lesività riscontrati, per accertare se cagionati effettivamente a mani nude oppure con un bastone, da una catena, o da un altro corpo contundente, ma anche dalla dentatura di un cane. Agli atti, per ora, ci sono un paio di filmati che saranno sottoposti a perizia e che riprenderebbero la scena del pestaggio, e le testimonianze di due passanti. Eppure il delitto sembra celare ancora alcune ombre.
LE OMBRE
Il pm Marcello Cascini il magistrato che ha chiesto e ottenuto l’arresto per omicidio volontario di Galioto vuole ricostruire anche il movente del delitto, finora incomprensibile. La prima ipotesi ventilata, della reazione del romeno a una rapina di Galioto, non ha avuto ancora riscontri. Massimo Galioto di certo non viene creduto. «Appena mi sono avvicinato l’ho visto agonizzante. Non l’ho ucciso io», si è difeso durante l’interrogatorio di garanzia. Una versione quasi coincidente a quella fornita per il caso dell’omicidio di Beau Solomon, l’universitario statunitense di 19 anni annegato nel Tevere con una spinta la notte del 30 giugno del 2016 nel Tevere a poche ore dal suo arrivo a Roma. «Non so chi lo abbia spinto - si era difeso allora Galioto - Io ero là. Ma non sono stato io, ne’ saPrei dire chi sia il colpevole».
A ottobre il punkabbestia di Ponte Sisto si dovrà presentare in Corte di Appello.
Il Messaggero