Roma, massacrato di botte dal racket delle mance dei benzinai notturni

Roma, massacrato di botte dal racket delle mance dei benzinai notturni
Attendono l'orario di chiusura dei distributori di benzina. Poi diventano i gestori notturni dell'attività, accogliendo gli automobilisti in sosta e monopolizzando...

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Attendono l'orario di chiusura dei distributori di benzina. Poi diventano i gestori notturni dell'attività, accogliendo gli automobilisti in sosta e monopolizzando il servizio di rifornimento self service. Fanno il pieno alla macchina, a volte lavano il parabrezza. Allungano il braccio e chiedono la mancia. E' un lavoro a tutti gli effetti, per centinaia di cittadini extracomunitari. Un impiego, abusivo, da difendere con le unghie e con i denti. A qualsiasi costo. Dietro il mercato dei benzinai irregolari, si nasconde una vera e propria guerra tra bande rivali. Emerge dagli atti dell'inchiesta della pm Nadia Plastina che, pochi giorni fa, ha portato alla condanna per tentato omicidio di un cittadino polacco, colpevole, per l'accusa, di aver quasi massacrato un finto benzinaio rivale, originario del Bangladesh. Artur Szymanski, pluripregiudicato, classe 1979, dovrà scontare 15 anni di reclusione. Sette mesi fa ha colpito un "collega" con un bastone, riducendolo in fin di vita. Tutto questo perché, si legge in un'informativa dei carabinieri, la vittima non voleva abbandonare il distributore dell'Eni in piazzale della Posta, dove prestava irregolarmente servizio, e lasciare campo libero al polacco e alla sua banda composta da quattro persone.



L'AGGRESSIONE
I fatti risalgono allo scorso 16 luglio. Poco prima delle dieci di sera viene segnalata una brutale aggressione in danno di cittadino extracomunitario. All'arrivo dei carabinieri l'uomo è ancora riverso in terra nello spiazzo della stazione di servizio. Viene ricoverato in prognosi riservata all'ospedale San Camillo Forlanini. Le sue condizioni sono gravi: la vittima rischia la vita. Si salverà, ma i medici diagnosticheranno lesioni guaribili in più di un mese. I carabinieri interrogano le persone presenti sul posto. In zona, tutti conoscono la parte lesa. Si chiama Chowdhury, è un cinquantenne originario del Bangladesh. Di solito aiuta gli automobilisti a fare rifornimento presso il distributore in cambio di mance. Prende servizio dopo la chiusura della stazione di benzina e si trattiene fino alle 23, quando il posto viene occupato «dai polacchi, che sono tre o quattro - raccontano i testi - una settimana fa lo hanno minacciato: gli hanno detto di andarsene perché dovevano lavorare loro». Nella banda dei cittadini dell'Est c'è anche una donna di nome Marina, che la sera esercita abusivamente al distributore Tamoil di via Ostiense. E' la compagna dell'imputato, alloggiano insieme in una baracca sulle sponde del Tevere. Viene interrogato anche il coinquilino della vittima, anche lui benzinaio abusivo. Racconta degli screzi con i polacchi, gli investigatori scrivono a verbale che sembra spaventato.

LE INDAGINI

Sono i filmati delle telecamere di sorveglianza a incastrare l'aggressore: si vede lo straniero dell'Est che litiga con il bengalese e lo colpisce con un bastone fino a fargli perdere coscienza. L'imputato viene individuato e arrestato. Era già sottoposto a una misura cautelare, ma aveva fatto perdere le sue tracce. Si sarebbe dovuto presentare quotidianamente alla polizia giudiziaria, ma era irreperibile da tre mesi. Tra il 2010 e il 2014 è stato condannato per lesioni aggravate, furto consumato e tentato, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Ora, la sua fedina penale è appesantita anche dalla sentenza per tentato omicidio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero