Dolce, solare e mite oppure cinica e spregiudicata, affascinata dal sogno di fare una montagna di quattrini vendendo la droga, fino al punto di mentire spudoratamente agli...
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Luca Sacchi, il killer prima dell'omicidio: «Levo i 70.000 euro dallo zaino e scappo»
Luca Sacchi, il padre: «Anastasia non so più chi sia»
Luca Sacchi, la mamma a La Vita in Diretta: «Anastasiya, me lo hai fatto portare via»
IL PROFILO
A leggere le carte dell’inchiesta emerge, però, dell’altro. Il lato oscuro della ragazza ucraina, che appare omertosa, fredda e smisuratamente ambiziosa. Stregata dalla «prospettiva di facile arricchimento» attratta anche lei, come il resto della banda di cui fa parte, dal «mondo della malavita», sottolineano gli inquirenti.
Vuole incamerare una fetta importante di soldi dalla compravendita di una partita di stupefacenti. L’acquisto di marijuana a cui si adopera - emerge dalle carte dell’indagine - in prima persona. Mostra il suo zaino ai mediatori dei pusher, all’interno ci sono 70mila euro. Tanto che il magistrato la descrive in questo modo: «Ha agito con freddezza e professionalità nella gestione della trattativa». Il pm fa riferimento «all’incarico affidatole di detenzione del denaro ed anche alla «partecipazione alla delicata fase dello scambio» denaro - droga.
CINICA
La sua «freddezza» affiora anche quando gli investigatori la pressano, poche ore dopo la morte di Luca. Per lei si è trattata di una rapina. Fino ad oggi non ha fornito una versione differente e non si è mai presentata di fronte ai magistrati per raccontare quello che è realmente accaduto quella notte. Ci hanno pensato altri testimoni a demolire la sua versione. Tanto che gli investigatori sottolineano come il suo atteggiamento sia stato «sorprendente»: non ha collaborato «con gli organi investigativi» per «assicurare alla giustizia gli autori del delitto». Avrebbe tenuto questa condotta omertosa - ed è questa una tesi descritta nelle carte - per «preservare le relazioni criminali acquisite nel mondo della droga con il quale, dunque, non intende recidere i legami».
Tanto che alla fine il gip decide di infliggere la misura richiesta dal pm Nadia Plastina. L’obbligo di firma con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio perché «appare il rischio di reiterazione di delitti della stessa specie - sostiene la procura - di quelli per cui si procede».
Infine l’ultimo colpo di teatro di Anastasia. Ieri, il giorno in cui i carabinieri bussano alla porta di casa sua e l’accompagnano in caserma. Qui incrocia Giovanni Princi, l’amico di Luca, regista dell’acquisto della partita di droga. Lei lo vede, vuole aggredirlo ma non ci riesce: «Sei un maledetto è tutta quanta colpa tua», gli urla. Per la procura non è così. Anche lei ha la sua quota di responsabilità. D’altro canto anche la madre di Luca Sacchi è dello stesso avviso: «Vedendoti mentre ti portavano via - ha detto ieri la donna - pensavo a quanto ti amava Luca. Tu me lo hai fatto portare via. Devi dirmi quello che è successo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero