La vita sospesa dei giovani: «Cosa ci manca? Tutto»

La vita sospesa dei giovani: «Cosa ci manca? Tutto»
Se girano per strada in quattro già qualche bisbetica li rimprovera, il ditino che fa su e giù, i loro occhi idem. Se, per disperazione, si affacciano dai nonni...

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Se girano per strada in quattro già qualche bisbetica li rimprovera, il ditino che fa su e giù, i loro occhi idem. Se, per disperazione, si affacciano dai nonni vengono trattati come i venditori del folletto che già hai, temuti come il diavolo e tenuti sulla porta, a distanza come quando i testimoni di Geova ti vogliono convertire mentre hai la pasta sul fuoco. Disciplinati o ribelli, adolescenti comunque limitati come noi più di noi. Rinchiusi in casa, tra mille raccomandazioni: evita i mezzi pubblici («ma i miei amici più cari sono a sette fermate di metro...»), non uscite in tanti («e come facciamo: tu sì, tu no?»), però prendi una boccata d’aria («ma quando ho finito i compiti è tutto chiuso...») e basta col cellulare («ma è una chat di gruppo!»). In dad, in pigiama, nessuna campanella, al massimo la sveglia. Cosa gli manca? La ricreazione, gli amici, gli incontri casuali, quelli voluti, le uscite estemporanee chi c’è c’è. Lo struscio in corridoio, l’accompagnarsi a casa, tirare tardi, sentirsi liberi, riuscire a vedere il mondo intero all’orizzonte. E ancora: la partita di calcio quella all’alba, quella che te la fai sotto. E farsi belli, per un’occasione. Le feste con gli amici, «ma’ quanti eravamo, il padre è arrivato e ci ha indicato la porta...». Cosa gli manca? «Tutto». 

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Il Messaggero