Se girano per strada in quattro già qualche bisbetica li rimprovera, il ditino che fa su e giù, i loro occhi idem. Se, per disperazione, si affacciano dai nonni vengono trattati come i venditori del folletto che già hai, temuti come il diavolo e tenuti sulla porta, a distanza come quando i testimoni di Geova ti vogliono convertire mentre hai la pasta sul fuoco. Disciplinati o ribelli, adolescenti comunque limitati come noi più di noi. Rinchiusi in casa, tra mille raccomandazioni: evita i mezzi pubblici («ma i miei amici più cari sono a sette fermate di metro...»), non uscite in tanti («e come facciamo: tu sì, tu no?»), però prendi una boccata d’aria («ma quando ho finito i compiti è tutto chiuso...») e basta col cellulare («ma è una chat di gruppo!»).
La vita sospesa dei giovani: «Cosa ci manca? Tutto»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 07:54
In dad, in pigiama, nessuna campanella, al massimo la sveglia. Cosa gli manca? La ricreazione, gli amici, gli incontri casuali, quelli voluti, le uscite estemporanee chi c’è c’è. Lo struscio in corridoio, l’accompagnarsi a casa, tirare tardi, sentirsi liberi, riuscire a vedere il mondo intero all’orizzonte. E ancora: la partita di calcio quella all’alba, quella che te la fai sotto. E farsi belli, per un’occasione. Le feste con gli amici, «ma’ quanti eravamo, il padre è arrivato e ci ha indicato la porta...». Cosa gli manca? «Tutto».
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