La vita dei cardinali tra invidie e congiure

La vita dei cardinali tra invidie e congiure
Le inimicizie e le rivalità tra gli antichi cardinali non si contano, magari per la comune aspirazione al soglio papale. Ed hanno spesso avuto forme eclatanti: non andavano...

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Le inimicizie e le rivalità tra gli antichi cardinali non si contano, magari per la comune aspirazione al soglio papale. Ed hanno spesso avuto forme eclatanti: non andavano troppo per il sottile, e si giocavano nei modi anche più singolari e strani. Giuliano Della Rovere disistimava Rodrigo Borgia, Alessandro VI, che l'aveva anche sconfitto nel conclave. E appena divenuto Giulio II, proclama di non voler abitare nel suo appartamento: esige nuove stanze. Per nostra fortuna, saranno quelle di Raffaello. Correva il 1503.


E poco dopo, diventa famosa l'antinomia tra altri due porporati dei più influenti sullo scenario romano: Ferdinando de' Medici, dal 1569 nella capitale e che subito ottiene per la famiglia il titolo granducale da Pio V Ghislieri, ed il nipote di Paolo III, Alessandro Farnese, la cui figlia Clelia, maritata, era amante del primo («il Medico cavalca la Mula Farnese», irrideva Pasquino). Si sospettano perfino congiure con progetti di attentati contro Alessandro, indicato, del resto, come complice, con il fratello Ottavio, in una trama contro Cosimo I, «padre della patria» e fondatore della Signoria toscana.

LE DIMORE
La «disamistade» e l'antagonismo si estrinsecano in forme molteplici. Il Farnese poteva contare sul suo palazzo nella piazza omonima? E il Medici, che viveva in quello, alquanto inadeguato, di Firenze a Campo Marzio ora sede della Dante, rifiuta le dimore dei Maffei e Orsini; pone gli occhi, a via Giulia, sull'edificio dei Tribunali: ma non riesce ad averlo.

Anche la villa Farnese alla Caprarola, di Jacopo Barozzi detto Vignola, Antonio Sangallo il Giovane e Baldassarre Peruzzi, dipinta da Taddeo Zuccari e altri, doveva causargli qualche invidia, se voleva acquistare quella d'Este a Tivoli, quando si diceva che fosse morto il cardinale Luigi. E soltanto nel 1576 si sente in pace: rileva quella che ancora ha il nome dei Medici al Pincio, dagli eredi di Giovanni Ricci di Montepulciano, un altro porporato. Vi ospita «per alquanti giorni» Gregorio XIII Boncompagni, eclissando i «superbi apparati» con cui i Farnese lo avevano ricevuto all'Isola Bisentina, e appunto, alla Caprarola. Ferdinando cerca di aggregare amicizie: sempre a Trinità dei Monti, a un duca offre perfino, con un banchetto, una singolare caccia all'orso; le buone relazioni possono sempre servire.

I REGALI
La competizione tra i due è ben documentata in un esaustivo saggio di Gigliola Fragnito, dedicato a Cecilia Farnese. E Paolo Tiepolo, ambasciatore veneziano nell'Urbe, nota che essi «in tutte le cose concorrono e contendono». Così, se il Medici alla moglie di Enrique Guzmán, cioè il conte Olivares che era ambasciatore a Roma di Filippo II, regala una carrozza a quattro cavalli che costa duemila scudi, il Farnese ne omaggia una al marito. E se Alessandro presenta, per gli sponsali di Costanza Sforza Boncompagni, gioielli per mille scudi, il fiorentino lo surclassa, donandole il letto in cui lei trascorre la prima notte di matrimonio, che ne vale il triplo. I due si costruivano vetture simili e, insomma, ribattevano tra loro colpo su colpo. «Usarono ogni sorta di bassezze e viltà», dice Fragnito; sparlavano l'un l'altro «sì sconciamente, che non si può dir di più».

LE ALLEANZE
Tutto giovava alla rivalità: qualunque ostentazione. Addirittura i mendicanti: un «Avviso» del 2 aprile 1583, nella Biblioteca apostolica Vaticana, fa sapere che il cardinal Farnese, «tutto dedito alle opere pie, per questo anno si è sgravato dalla spesa de' suoi cani, per impiegarla a beneficio dei poveri cresciuti a migliaia». La platealità offriva una mano.


Come pure i tentativi di accasamento: perché le strategie matrimoniali favoriscono ferme alleanze tra le famiglie dotate (si intende) del doveroso blasone. I Medici tentano, invano, di accasare la figlia del granduca Cosimo I a Giacomo, figlio nientepopodimeno che di Gregorio XIII Boncompagni. E dopo l'insuccesso, il fiorentino si oppone al matrimonio tra Giacomo e Lavinia Della Rovere, generata da Vittoria Farnese, la sorella di Alessandro. Alla fine, il figlio del papa si unirà a Costanza Sforza di Santa Fiora. E non occorre aggiungere che nessuno tra i due contendenti indosserà mai la tiara. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero