La prima messa nel campo di calcio dell'oratorio con la formazione dei fedeli tutta in attacco e il prete portiere a presidiare l'altare dentro la porta. Per un...
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Questo è il nuovo modo di celebrare messa nella chiesa del Santissimo Sacramento largo Agosta, quartiere Labicano-Prenestino di Roma, nel Municipio V. Il parroco si è trasferito all'aperto nel campo di calcio dell'oratorio per contenere il rischio contagio da coronavirus.
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In chiesa erano disponibili 400 posti in tutto, con il rispetto delle norme anti Covid potevano entrare appena 100 o 150 persone. Nel campo invece, che è di circa mille quadrati, possono essere ospitati fino a 350 fedeli, distanziati l'uno dall'altro un metro e mezzo. «Molte persone grazie agli altoparlanti ci ascoltavano dai balconi di casa, penso a molti malati che non potevano moversi già prima», spiega don Mirilli.
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«Bentornati a casa», ha esordito don Maurizio un po' commosso.
Questa è la foto della prima messa post quarantena: la celebrazione mattutina delle nove che di solito attirava 30 o 40 fedeli. Stamattina, nel campo da calcio, ce n'erano più del doppio. Hanno partecipato circa 100 persone. Alle 10:30 è stato celebrato un funerale con una settantina di persone e stasera si attende una messa molto partecipata, quella delle ore 19 «dove di solito veniva chi staccava dal lavoro».
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Come si è svolta questa prima messa? Una decina di volontari con le casacche rosse ben visibili hanno gestito ingressi e uscite che sono separate. Tutti i partecipanti alla messa indossavano le mascherine. La comunione è stata distribuita dopo aver igienizzato le mani, non c'è stato lo scambio del segno di pace e nemmeno il giro con le offerte.
«Sono stati due mesi duri ma utili perché ci hanno fatto riflettere sulle cose importanti della vita, è emerso un bisogno di vicinanza e parole di senso. Molti mi hanno chiesto risposte al dolore, un senso per capire tutto quello che è successo oltre la cronaca», spiega don Maurizio.
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Il Messaggero