Roma, impiegata delle Poste prelevava i risparmi dei clienti: a giudizio

Roma, impiegata delle Poste prelevava i risparmi dei clienti: a giudizio
Comodamente seduta sulla poltrona della sua postazione si insinuava nel sistema informatico delle Poste e prelevava a piacimento i risparmi dei correntisti. E' così...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Comodamente seduta sulla poltrona della sua postazione si insinuava nel sistema informatico delle Poste e prelevava a piacimento i risparmi dei correntisti. E' così che Elisabetta Latino, impiegata di un ufficio postale (in servizio a Roma e a Latina) in un anno ha ripulito conti per 140.000 euro. Per la funzionaria infedele ieri il pm Eugenio Albamonte ha sollecitato il rinvio a giudizio con l'accusa di truffa, sostituzione di persona ma anche corruzione. In un caso la donna infatti avrebbe preteso una mazzette per permettere al figlio di un pensionato defunto di riscuotere la pensione del padre per oltre cinque mila euro. In quel caso l'impiegata per entrare nel sistema informatico di Poste Italiane avrebbe utilizzato le credenziali di un collega all'oscuro del suo raggiro.

 
Al primo prelievo della pensione però la Latino avrebbe battuto cassa: su millesettentotrenta euro ne ha pretesi una parte per se, consegnando al figlio del pensionato defunto, suo complice nel raggiro, «solo» mille euro. Le sparizioni di routine sui conti, invece, variavano dai tremila ai sedicimila euro, con la media dei diecimila. A distanza di un paio di anni dai fatti però tutte le vittime sono state risarcite da Poste Italiane e l'impiegata sospesa dal servizio.
Non un caso isolato, però. Altre impiegati delle Poste (Eur, Aurelio e Santa Severa) ora sospesi rischiano di finire a processo. Dalle scrivanie controllavano i conti più ricchi e li segnalavano a complici truffatori che, una volta ottenute le coordinate, falsificavano i documenti a nome degli intestatari e procedevano agli incassi. Per loro il pm Clelia De Cecilia ha contestato l'associazione a delinquere.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero