«Non mi fascio la testa prima di rompermela: sono abituata a pensarla così». Virginia Raggi mangia bon bon al gelato alla buvette del Campidoglio. È un...
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LO SCAMBIO
Lei gli offre un dolcino, lui rifiuta dicendo che sta attento a mangiare queste cose. Tac, spaccati. Lei scherza: «Lo so, adesso scriverete che il M5S è diviso sul glutine, che ci stanno gli ortodossi pure qui...». Scarpe con tacchetto basso, pantaloni chiari e canottiera argento. Abbronzatura che sembra resistere (anche l'ultimo week-end lo ha passato al mare), Raggi parla di Atac con Il Messaggero. Anche qui sembra che valga la regola alimentare del non «fasciarsi la testa prima». Tuttavia prova a mettere le mani avanti: «No non mi risulta. Non ci saranno tagli agli stipendi dei dipendenti - dice - questo posso assicurarlo». L'eventualità è legata alla scomparsa del contratto integrativo, ricordando anche che il Movimento 5 Stelle l'altro giorno ha per la prima volta parlato apertamente di «sacrifici». Raggi, ma non ha il timore che i sindacati possano bloccare la città? «Li stiamo già incontrando e continueremo a farlo, c'è il delegato Antonio De Santis che se ne occupa».
IL FARO
La procedura del concordato preventivo è molto complessa ed è condita di una serie di passaggi politici e tecnici. La sindaca svela: «Finalmente abbiamo fatto chiarezza sui conti, prima di approvare l'ultimo bilancio abbiamo chiesto una due diligence sugli ultimi tre rendiconti dell'azienda». E cioè su quelli che dovranno essere portati sul tavolo del giudice fallimentare insieme con la proposta di ristrutturazione del debito.
E comunque Raggi alla buvette è la notizia del pomeriggio, da queste parti. E non solo perché la si vede mangiare - lo scorso inverno in piena crisi politica andava avanti a bacche di goji - ma perché c'è, e la possono vedere tutti. I messi comunali, i baristi. Un gruppo di ex guardie giurate che una volta dipendevano dal Comune, provano ad avvicinarla. Vogliono sottoporle il loro problema: il lavoro. Lei li ascolta un po'. Uno di questi per cercare la connessione sentimentale le fa: «Sindaca, io sono grillino, voto M5S, ma dalla prima ora, eh». Lei sorride (in verità ultimamente nelle riunioni interne dice sempre più spesso: «Io sono la sindaca di tutti i romani»). Lui vorrebbe risposte. Lei, un po' surreale: «Vi faremo sapere con chi potrete parlare».
Il bar del Campidoglio è molto piccolo, ma ha due ingressi verso le stanze del sindaco. Il primo, dopo i bagni, Raggi lo trova chiuso e quindi deve tornare indietro. Così come il secondo, quello che dà sul segretariato. La scena è un po' comica: è prigioniera del Palazzo. Ma Fulgione («Teino») la risolve. Prima di scomparire (e c'è chi scherza: «Ma è lei o un'ologramma?») Raggi assicura che non saranno tagliati gli stipendi dei dipendenti della municipalizzata: «Non mi risulta». Ma poi diventa subito una sfinge: ci sarà una delibera di giunta per dare via al concordato o prima passerà dal consiglio? «Quante cose vuol sapere». La maggioranza grillina, in virtù dell'amata e tradita partecipazione, vorrebbe incidere, ma la strada è molto stretta. Il tempo stringe, l'azienda rischia di squagliarsi sotto i debiti. Proprio come i bon bon al gelato.
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Il Messaggero