Tagli all'Atac, Raggi frena: «Gli stipendi dei dipendenti non saranno toccati»

Tagli all'Atac, Raggi frena: «Gli stipendi dei dipendenti non saranno toccati»
di Simone Canettieri
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Martedì 5 Settembre 2017, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 12:42

«Non mi fascio la testa prima di rompermela: sono abituata a pensarla così». Virginia Raggi mangia bon bon al gelato alla buvette del Campidoglio. È un momento di «stacco» tra un riunione e l'altra, ed è in compagnia di Teodoro Fulgione, il portavoce, che chiama «Teino». In Aula Giulio Cesare c'è il consiglio comunale, nelle sue segrete stanze, si narra, che vadano avanti riunioni fiume su Atac. Ma la sindaca non sta parlando di questo. Non ce l'ha con la cura lacrime e sangue che spetterà all'azienda di trasporti. Bensì con il glutine. Sì, sui grassi dei gelatini di cui sembra andare molto golosa. Va avanti (chissà se tristemente, come cantava Rino Gaetano) a bon bon e incrocia davanti al frigo dei gelati, il consigliere pentastellato Pietro Calabrese, prototipo del grillino eco-equo-sostenibile-solidale. Acqua solo in borraccia, sigarette di tabacco rollate.

LO SCAMBIO
Lei gli offre un dolcino, lui rifiuta dicendo che sta attento a mangiare queste cose. Tac, spaccati. Lei scherza: «Lo so, adesso scriverete che il M5S è diviso sul glutine, che ci stanno gli ortodossi pure qui...». Scarpe con tacchetto basso, pantaloni chiari e canottiera argento. Abbronzatura che sembra resistere (anche l'ultimo week-end lo ha passato al mare), Raggi parla di Atac con Il Messaggero. Anche qui sembra che valga la regola alimentare del non «fasciarsi la testa prima». Tuttavia prova a mettere le mani avanti: «No non mi risulta. Non ci saranno tagli agli stipendi dei dipendenti - dice - questo posso assicurarlo». L'eventualità è legata alla scomparsa del contratto integrativo, ricordando anche che il Movimento 5 Stelle l'altro giorno ha per la prima volta parlato apertamente di «sacrifici». Raggi, ma non ha il timore che i sindacati possano bloccare la città? «Li stiamo già incontrando e continueremo a farlo, c'è il delegato Antonio De Santis che se ne occupa».

IL FARO
La procedura del concordato preventivo è molto complessa ed è condita di una serie di passaggi politici e tecnici. La sindaca svela: «Finalmente abbiamo fatto chiarezza sui conti, prima di approvare l'ultimo bilancio abbiamo chiesto una due diligence sugli ultimi tre rendiconti dell'azienda». E cioè su quelli che dovranno essere portati sul tavolo del giudice fallimentare insieme con la proposta di ristrutturazione del debito.
E comunque Raggi alla buvette è la notizia del pomeriggio, da queste parti. E non solo perché la si vede mangiare - lo scorso inverno in piena crisi politica andava avanti a bacche di goji - ma perché c'è, e la possono vedere tutti. I messi comunali, i baristi. Un gruppo di ex guardie giurate che una volta dipendevano dal Comune, provano ad avvicinarla. Vogliono sottoporle il loro problema: il lavoro. Lei li ascolta un po'. Uno di questi per cercare la connessione sentimentale le fa: «Sindaca, io sono grillino, voto M5S, ma dalla prima ora, eh». Lei sorride (in verità ultimamente nelle riunioni interne dice sempre più spesso: «Io sono la sindaca di tutti i romani»). Lui vorrebbe risposte. Lei, un po' surreale: «Vi faremo sapere con chi potrete parlare».

Il bar del Campidoglio è molto piccolo, ma ha due ingressi verso le stanze del sindaco. Il primo, dopo i bagni, Raggi lo trova chiuso e quindi deve tornare indietro. Così come il secondo, quello che dà sul segretariato. La scena è un po' comica: è prigioniera del Palazzo. Ma Fulgione («Teino») la risolve. Prima di scomparire (e c'è chi scherza: «Ma è lei o un'ologramma?») Raggi assicura che non saranno tagliati gli stipendi dei dipendenti della municipalizzata: «Non mi risulta». Ma poi diventa subito una sfinge: ci sarà una delibera di giunta per dare via al concordato o prima passerà dal consiglio? «Quante cose vuol sapere». La maggioranza grillina, in virtù dell'amata e tradita partecipazione, vorrebbe incidere, ma la strada è molto stretta. Il tempo stringe, l'azienda rischia di squagliarsi sotto i debiti. Proprio come i bon bon al gelato.
 

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