Giuseppe Sangiuliano, morto lo storico ristoratore romano. «Peppe, cuore dell’Alberone»

Aveva aperto “La Caraffa” nell’88. L’affetto sui social: «Era un’istituzione gentile con tutti, un professionista»

Giuseppe Sangiuliano, morto storico ristoratore romano. «Peppe, cuore dell’Alberone»
«Niente fiori, solo opere di bene ai funerali». Lo voleva lui, Peppe, un uomo di altri tempi, dal grande cuore, una vita dedicata alla famiglia, alla cucina e ai suoi...

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«Niente fiori, solo opere di bene ai funerali». Lo voleva lui, Peppe, un uomo di altri tempi, dal grande cuore, una vita dedicata alla famiglia, alla cucina e ai suoi clienti. Ed è per questo che un intero quartiere, l’Alberone all’Appio-Tuscolano,, ha inondato i social di messaggi d’affetto quando ha saputo della sua scomparsa. Giuseppe Sangiuliano a 15 anni era arrivato a Roma da Montazzoli, in provincia di Chieti. Nel 1988 aveva aperto il ristorante “La Caraffa”, in via Villani. «Se n’è andato a 62 anni - racconta affranto Tonino Sangiuliano, cugino e socio da una vita de “La Caraffa” - amava il suo lavoro, i suoi clienti: l’uno luglio il primo malore». Ieri i funerali nell’affollata chiesa San Giovanni Battista De Rossi, in via Cesare Baronio. Poi il viaggio fino a Montazzoli dove è stato sepolto. La notizia sui social ha affranto tante persone che si sono unite al dolore della famiglia, ai figli Stefano e Francesco, alla compagna Anna e ai nipoti Martina, Andrea e Chiara.

 

 

L’AFFETTO

«Ciao Peppe ... papà ti aspetta per abbracciarti come prima» scrive Sergio sul gruppo Facebook “Sei dell’Alberone se...”. «Peppe, era un’istituzione, e ora dove ti porto i peperoncini che ti piacevano tanto?» scrive Massimo. E ancora: «Non mi sembra vero. Tutti i giorni passava davanti alla mia vetrina. Così gentile con tutti i clienti e con gli artisti. Ci mancherà tanto... » il messaggio di Raffaella. E Massimo: «Ci sono persone che dovrebbero vivere in eterno per merito, capacità e simpatia: ricordo quando sei arrivato con Tonino, eravamo giovanotti formavamo tavolate immense con tanti amici che purtroppo ti hanno preceduto. Mi hai sempre ricordato i bei tempi, perché tu eri uno di noi, sei stato in grado di conquistare il quartiere, tutti ti ricorderanno con l’affetto che ti sei guadagnato in questi anni. Ciao Peppone». Sempre garbato e professionale, molti «lo conoscevano da una vita», molti sono increduli davanti alle serrande abbassate del ristorante che ha accolto tre generazioni di romani dell’Alberone. 

 

 

IL RICORDO

«Per 35 anni - scrive Giuseppe - ho mangiato da Lui, tra feste di fine anno scolastico, compleanni e cene tra amici. Lascia un vuoto incolmabile. Sei, eri e sarai sempre un’istituzione per noi della Caffarella». «Amava i suoi clienti - aggiunge Tonino il cugino, una vita insieme - per loro sceglieva solo i prodotti migliori e così continueremo a fare».

 

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Il Messaggero