Lo scempio del Gianicolo e il lato positivo del vandalismo

Lo scempio del Gianicolo e il lato positivo del vandalismo
I vandali hanno divelto due busti di #patrioti al #Gianicolo. Chissà cosa avrebbe pensato di questo scempio il garibaldino Guastalla. ...

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I vandali hanno divelto due busti di #patrioti al #Gianicolo. Chissà cosa avrebbe pensato di questo scempio il garibaldino Guastalla.

@viaggiacuriosa


Roma è ammalata di pessimismo, e allora bisogna reagire, bisogna volgere in positivo anche eventi spiacevoli come lo scempio subito qualche giorno fa da due busti del Gianicolo, quelli dedicati ai patrioti Enrico Guastalla e Melchiorre Cartoni. Un gesto stupido, certamente da condannare, compiuto - pare - da un gruppetto di minorenni ubriachi, ma considerato che le due sculture non hanno riportato danni si può anche cogliere il lato buono della vicenda. E cioè che con l’occasione abbiamo scoperto chi erano Enrico Guastalla e Melchiorre Cartoni, nomi e cognomi oggi sconosciuti a chiunque.

I baffoni, le fronti spaziose, i cravattoni con cui gli eroi risorgimentali ci appaiono nei ritratti sono fuorvianti: prima di diventare classe dirigente questi uomini illustri erano stati ragazzi incoscienti e bellicosi, rivoluzionari si direbbe oggi, che sfidavano la morte per combattere regimi repressivi e oscurantisti. Del romano Cartoni è rimasta memorabile una romanzesca evasione dalle carceri papaline, la fuga dalla città approfittando di un violento temporale, attraversando il Tevere in piena, in un’epoca in cui viaggiare con il maltempo era pericoloso persino più di oggi. Altrettanto avventurose le vicende di Guastalla, ebreo garibaldino, la cui vita fu interamente dedicata alla creazione di uno Stato che qualche decennio dopo, con le leggi razziali, avrebbe costretto i suoi nipoti a fuggire dall’Italia. 

Ora ci tocca sperare che altri teppisti buttino giù altri busti, così un po’ alla volta scopriremo le storie dei restanti 82 padri della patria prima scolpiti nei marmi del Gianicolo e poi dimenticati.

pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero