Genitori, weekend da reclusi cercando scuse per scappare

Genitori, weekend da reclusi cercando scuse per scappare
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Weekend libero? Maddeché. Al massimo ci scappa un salto dal “parrucca” (ma poi perché) e la spesona (che distruggerà la piega). Sono fine settimana da paura, devastanti, quando ci sono, quelli che affrontano molti genitori. Tour de force che iniziano con partite all’alba in mezzo alla campagna (qualcuno resta in auto a dormire) oppure gare di danza o ginnastica artistica in palazzetti dello sport caotici e competitivi. Ma soprattutto si traducono in “chiuse” in casa circondati da vocabolari, a far finta di ascoltare con l‘occhio sbilenco l’anatomia del rene, il dativo in latino, l’aoristo in greco. Chi se l’aspettava finisse così, a dettare tabelle di marcia altrui, il desiderio forte di trovare una scusa: «Scendo un attimo, torno subito eh...». Tra montagne di compiti e festicciole serali dove al massimo si è invitati a far da chauffeur, il tempo che resta è davvero minimo. Così la sera della domenica chi non è ancora rimasto mestamente in modalità pigiama prova la mossa del carcerato in cerca d’aria. Scatta una gara disperata pur di scendere dal bengalese a comprare qualunque cosa possa mancare in casa. Favori non richiesti: «Vado io a mettere l’auto in garage»; «allora io compro la carta millimetrata dal cinese». Ogni volta una speranza: il prossimo andrà meglio, il prossimo le regole le detto io.

raffaella.troili@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero