Dai lotti della Garbatella alle case popolari di Tor Marancia, oggi sul Messaggero in edicola il viaggio nell'VIII municipio

Dai lotti della Garbatella alle case popolari di Tor Marancia, oggi sul Messaggero in edicola il viaggio nell'VIII municipio
Il vero padrone del Bar dei Cesaroni è un pappagallo che di nome fa Nerone, anni 16, un «buongiorno» pronto per ogni cliente che si affaccia nel locale in...

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Il vero padrone del Bar dei Cesaroni è un pappagallo che di nome fa Nerone, anni 16, un «buongiorno» pronto per ogni cliente che si affaccia nel locale in piazzetta Giovanni da Triora.


«Mi vedrà morire a me e a tutti gli altri qui intorno, questi uccelli campano fino a 80 anni», dice il proprietario del locale, Gaetano Mantini, 70 anni a ottobre, ex tuttofare della Roma durante gli anni di Liedholm e Viola fino a quando, quasi trent’anni fa, ha preso il posto del padre dietro al bancone. Da allora, spiega, «la Garbatella ha cambiato faccia. Pensare che quando ero piccolo era una borgata malfamata, chi ci abitava faceva fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Certe sere mia madre mi diceva: da mangiare non c’è niente, vai a letto. E noi per sfamarci rubavamo la frutta dagli alberi qui intorno».

Ora invece è tutto un germogliare di ristorantini chic accanto alle trattorie storiche, comunque rimesse a nuovo per rispettare il trend modaiolo. Poi, non lontano dai rifugi mangerecci, non è difficile notare scuole di danza, il teatro Ambra e il Palladium, l’arena all’aperto con i film proiettati nelle notti d’estate. «Ormai è diventata quasi una zona residenziale - continua Mantini - Ci vengono addirittura i turisti, soprattutto dopo la fiction. Ma è rimasta un’anima da paese: c’è gente che ancora lascia la porta di casa aperta, tanto sa che non entra nessuno».

L’anima popolare la trovi alle finestre o sui balconi, con i panni stesi che fanno compagnia alle bandiere, rigorosamente giallorosse. Quelle solo rosse, invece, di bandiere, le hanno ammainate da un pezzo, nell’VIII municipio, 131mila abitanti come Ferrara. Questa ex roccaforte del Pci, che da Porta Metronia si allunga quasi fino a Ciampino, abbracciando il Parco della Caffarella e i campi da rugby di Tre Fontane, nel giugno scorso si è convertita al grillismo, anche se con percentuali meno bulgare che altrove (la sfida tra dem e Cinquestelle è finita 59 a 41%). Ma la stagione pentastellata è durata lo spazio di nove mesi, naufragata tra le faide interne alla giunta locale, fino alle dimissioni del minisindaco Pace e al commissariamento del Campidoglio.

DRINK & GATTI
Facendo un rapido sondaggio mentre passeggi sui marciapiedi dell’Ostiense, scavallando il ponticello di via Giulio Rocco chiuso dal terremoto, non è difficile trovare chi si dice «deluso» per il voto al M5S. Altri non vedono l’ora di votare di nuovo, altri ancora quasi si rallegrano della crisi: «Ora a noi penserà la Raggi in persona». 
Superato il Porto Fluviale, mecca della movida da Testaccio in poi, ecco il “Cat Bistrot”, assediato dai gatti, liberi di scorrazzare o fare la siesta tra i tavolini di chi mangia. «All’inizio i clienti venivano con i felini al seguito, ma ora abbiamo cambiato le regole, perché i sei gatti che abitano qui si innervosiscono», spiega Maurizio Di Leta, 39 anni, fondatore del locale insieme alla socia Valentina. Non lontano - a proposito di anima popolare, ma forse bisognerebbe dire “pop” - ecco il LettereCaffè. Metà locale di tendenza, metà biblioteca comunale. Quest’ultima, a dirla tutta, un po’ in crisi. «Fino a qualche mese fa eravamo l’unica biblioteca della città aperta fino a mezzanotte, anche nel week end - racconta un’impiegata, Rosina Abalsamo - Ora chiudiamo alle 9». Anche perché l’affluenza maggiore, neanche a dirlo, è all’ora dell’aperitivo.

TURISTI E MURATORI

C’è un’aria “pop” anche a Tor Marancia, tra le case popolari che tutti chiamano “Shanghai”, dove negli anni ‘60 arrivarono i baraccati delle paludi - e da queste parti abitava “Er Monnezza”, quello vero. Capita di vedere i turisti accanto ai muratori in pausa pranzo o ai ragazzini che giocano a pallone nei cortili. Merito, soprattutto, dei murales di 20 artisti che hanno dato nuova luce (e nuovi colori) alle strade del quartiere. «Ci vengono da tutta Roma per vederli», racconta Ivana Tellini, 67 anni, nata e cresciuta all’ombra di quella che un tempo si chiamava Torre delle Vigne. «Qui è pieno di manifestazioni culturali, iniziative, letture di racconti. Cinquant’anni fa ci saremmo accontentati di un autobus».

(12 - continua) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero