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L’orrore dell’ex campo nomadi del Foro Italico, situato lungo gli argini del fiume Tevere, è da premio Oscar. Una situazione che da circa 40 anni affligge la capitale in corrispondenza dell'ex baraccopoli, sgombrata nell’estate 2020, che sorgeva lungo l’Olimpica e Via della Foce dell'Aniene. Rifiuti speciali, topi e immondizia di ogni genere. Un vero e proprio ghetto di sporcizia sotto le finestre della “Roma bene”. Un’immensa discarica abusiva a cielo aperto che ogni giorno avvelena l’intera zona: plastica bruciata, enormi pannelli di legno, materiale sanitario ed industriale abbandonato da qualche vecchio “zozzone” di passaggio.
Tonnellate di mondezza accatastate l’una sull’altra pronte a dar vita, nel bel mezzo di una riserva naturale, a vere e proprie montagne tossiche. Bonifica e riqualificazione, sono obiettivi lontanissimi per questa zona, al momento dimenticata anche da Dio. Scenari da terzo mondo che avrebbero ispirato i più macabri pittori en plein air dello scorso secolo. Un disastro ambientale scampato ogni giorno, ma che risulta inevitabile all’arrivo delle prossime grandi piogge con annessa e possibile esondazione del fiume. Promessi circa un anno fa da parte della Regione Lazio e dal Comune di Roma, rapide ed efficaci operazioni di pulizia, volte al recupero e alla valorizzazione delle aree fluviali capitoline. Verdi parchi fruibili ai cittadini simili a quelli dipinti da Seurat, ma che ad oggi somigliano molto più a vaste distese da brividi perfette come location per il prossimo film di Dario Argento.
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Il Messaggero