La forchetta solo dopo la foto il cibo finisce prima sui social

La forchetta solo dopo la foto il cibo finisce prima sui social
Su Instagram ci sono 216 milioni di fotografie con l’hashtag #foodporn. No, state sbagliando: non riproducono ciò che pensate voi, ma sono una infinita rassegna di...

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Su Instagram ci sono 216 milioni di fotografie con l’hashtag #foodporn. No, state sbagliando: non riproducono ciò che pensate voi, ma sono una infinita rassegna di pizze, cappelletti, pad thai, sashimi, taco, piatti di cucina sofisticata molecolare o piatti di cucina cialtrona al microonde. Anche gli hashtag che richiamano l’esperienza a tavola di chi viaggia o vive a Roma non scherzano: #foodroma ha 63,3 milioni di foto, #romafood quasi 65. Ma la domanda è un’altra: quando abbiamo cominciato a fotografare i piatti che ci vengono serviti ai ristoranti? Lo facciamo più spesso quando siamo turisti e decidiamo che dobbiamo condividere con il mondo l’immagine della molto turistica paella mangiata a Ibiza o dell’aragosta rimediata a Varadero. E soprattutto: 30 anni fa io cosa avrei pensato del “me stesso del futuro”, del 2020, che prima di armarsi di forchetta e coltello, estrae lo smartphone e scatta una foto? Ne avremmo riso e non lo avremmo ritenuto possibile, oggi spesso lo viviamo come un passaggio necessario per fermare l’attimo, perché quello è il nostro grande problema, fermare il tempo, soprattutto nei momenti più belli che non di rado coincidono con cibo e viaggi. E c’è anche chi, influencer del cibo, è riuscito a crearsi una reputazione, milioni di follower e legittimi profitti. Insomma, c’è chi ci mangia.



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Il Messaggero