Fiumicino, l’erosione si mangia il Litorale. E dal mare spunta un bunker della Seconda guerra mondiale

A pochi passi dal Tobruk è emersa anche un’altra struttura militare: «Vanno tutelate»

Fiumicino, l’erosione si mangia il Litorale. E dal mare spunta un bunker della Seconda guerra mondiale
Avanza a grandi passi il fenomeno erosivo sul litorale di Fiumicino e sulla spiaggia dei naturisti spunta un bunker della Seconda guerra mondiale. A pochi passi dal Tobruk, le...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Avanza a grandi passi il fenomeno erosivo sul litorale di Fiumicino e sulla spiaggia dei naturisti spunta un bunker della Seconda guerra mondiale. A pochi passi dal Tobruk, le onde hanno portato alla luce anche una struttura in cemento armato lunga più di 10 metri, sostenuta da colonne di forma circolare che affondano nella sabbia. «Era nota agli esperti l’ubicazione in zona di una postazione di osservazione costiera sotto l’arenile – precisa Lorenzo Grassi, portavoce del Network italiano bunker e rifiuti antiaerei – ora che è riemersa necessita di una protezione, visto che si è inclinata, oppure il suo trasferimento per impedire che poi finisca sul fondale marino. Questo anche in considerazione che la Commissione regionale per il patrimonio culturale del Lazio, collegata al Ministero per i Beni e le Attività culturali, ha dichiarato (D.L. 22 gennaio 2004, n. 42) di interesse storico-artistico i bunker risalenti alla Seconda guerra mondiale». La struttura militare presenta una zona circolare scoperta del diametro di un metro, destinata al posizionamento di una mitragliatrice girevole, collegata a un corpo principale a forma di parallelepipedo con un ambiente ipogeo adibito al riparo di due soldati e come deposito per le munizioni di primo impiego. 

 

 

«Lo scheletro della passerella emersa poco distante dal bunker – sottolinea Giuseppe Larango, esperto di storia locale – potrebbe essere una parte del molo di accesso al laghetto di Coccia di Morto che, prima di interrarsi, aveva lo sbocco a mare. Poco distante dal “Romitorio dei Torlonia”, dove sorge ancora oggi un catamarano in cemento, entravano e ormeggiavano al riparo dalle chiome della pineta i motoscafi-siluranti del Regio Esercito italiano». 

 

 

 

La mappatura

Sono molti i posti di avvistamento abbandonati sui 24 chilometri di costa del Comune costiero. «Abbiamo mappato 10 bunker sul litorale tra Isola Sacra e Passoscuro – precisa Andrea Grazzini, studioso di storia militare e delle fortificazioni, autore del libro “A difesa di Roma! Bunker e capisaldi italiani intorno alla Capitale durante la Seconda guerra mondiale” -. Sette di costruzione tedesca e tre italiani, oltre a un rifugio antiaereo dentro Villa Guglielmi, un posto di blocco a Maccarese e una postazione per mitragliatrice sulla via Portuense, prima del quartiere di Porto. Come punti di osservazione furono anche utilizzate le torri costiere esistenti, come quelle di Palidoro, Maccarese e dei piloti sul porto-canale di Fiumicino». Le fortificazioni delle coste, iniziate dagli italiani tra il 1942 e il 1943, vennero poi proseguite dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre. «Tutto questo interesse nel blindare il litorale di Fiumicino – aggiunge Grazzini – perché era stato preso in considerazione lo sbarco alle porte di Roma, poi avvenuto ad Anzio. Il Regio Esercito aveva progettato una serie di opere difensive tra cui i posti di avvistamento in spiaggia, collegati con strutture fisse costruite lungo le strade di accesso a Roma, dotate di armi anticarro». Le diverse tipologie di bunker italiani e tedeschi differiscono per forma e costruzione e rappresentano un’interessante testimonianza. «È auspicabile che l’amministrazione locale ne riconosca il valore e proceda alla loro tutela per evitare la scomparsa di questi testimoni del tempo. Buona parte dei bunker si trovano infatti in contesti naturalistici e la loro valorizzazione, attraverso un progetto mirato, potrebbe portare giovamento all’economia oltre che preservare la storia».

 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero