I presidi romani, alle prese con occupazioni e proteste che si ripresentano puntuali ad ogni autunno, insorgono contro il sottosegretario all'Istruzione Faraone. Nel mirino,...
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«Forse abbiamo frainteso la sua dichiarazione, che certo non può promuovere illegalità e rigetto delle regole, in un’istituzione quale la scuola il cui primo valore è il rispetto della legge e della Costituzione. Noi lavoriamo sempre con i nostri ragazzi, ricevendo quotidiano apprezzamento e stima, per contribuire a costruire un cittadino rispettoso delle Istituzioni e del bene pubblico, capace di pensare, di dialogare, anche di protestare senza “fermare l’energia che si crea” proprio come lei ci suggerisce, ma nel rispetto delle regole e degli altri.
«L’occupazione - proseguono i presidi - è un'azione illegale, talvolta violenta, dove una minoranza rimane a presidiare giorno e notte la scuola, senza alcuna attenzione ai temi della sicurezza, ed escludendo una maggioranza di studenti che magari vorrebbero discutere sui problemi della Scuola e del Paese, ma che vi rinunciano perché non vogliono compiere atti illegali; per non parlare dei diversamente abili, di fatto impossibilitati a partecipare, e in generale dei più deboli per i quali perdere giorni di lavoro a scuola può rappresentare un serio vulnus».
«E’ questo infatti l’aspetto più disorientante per noi del suo intervento: come è possibile voler favorire una minoranza, a suo dire in grado così di imparare a diventare ‘classe dirigente’, a danno di una maggioranza verso la quale la scuola, come servizio pubblico universale, ha i suoi più alti doveri? E’ questa la difesa dei deboli, la garanzia che lo Stato offre alla formazione, è questa la difesa del diritto allo studio? Dirigenti, professori, genitori e studenti si sono spesso trovati in totale solitudine a gestire situazioni drammatiche che hanno ben poco a che fare con la scoperta della passione civile e politica… e del sacco a pelo!!».
«Le scuole, dopo l’occupazione, vengono spesso lasciate in uno stato di prostrazione, sporche e rovinate, con danni per migliaia di euro. I ragazzi perdono giorni di attività didattica e di attività formative extracurricolari che la Scuola organizza. Ci sono, come ben sa, luoghi e contesti legali per proporre ulteriori occasioni di dialogo, come ad esempio le Assemblee e la consulta Provinciale, previsti fin dai Decreti Delegati. Ci sono anche efficaci iniziative di didattica alternativa in cui gli studenti, con il consenso del Collegio docenti, gestiscono da soli o con l’ausilio di esperti esterni da loro scelti tutte le attività didattiche che vogliono proporre: sono momenti in cui si impara anche a progettare e ad organizzare, a mediare e a comunicare le proprie passioni ad un uditorio più ampio. Momenti insomma, quelli sì, di crescita democratica».
«Capiamo che il Governo voglia mostrare di dialogare con la Scuola e con gli Studenti, un’ottima strategia, ma non all’interno di Scuole occupate, non nell’illegalità. Questo ci sentiamo di chiederglielo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero