Camilluccia, ecco come è stata ucciso Fanella: «Ha fatto accomodare i suoi killer»

Camilluccia, ecco come è stata ucciso Fanella: «Ha fatto accomodare i suoi killer»
Ha aperto la porta ai suoi assassini e li ha fatti accomodare in soggiorno non sospettando che cercassero il tesoro che custodiva. Solo quando era troppo tardi, Silvio Fanella, il...

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Ha aperto la porta ai suoi assassini e li ha fatti accomodare in soggiorno non sospettando che cercassero il tesoro che custodiva. Solo quando era troppo tardi, Silvio Fanella, il ”cassiere” di Gennaro Mokbel, ha capito che stava rischiando la vita. Aveva creduto davvero che i tre uomini arrivati al mattino nel suo appartamento fossero militari della Guardia di finanza: gli avevano mostrato i tesserini. La dinamica dell’aggressione, ricostruita grazie alla testimonianza della cugina, è riportata nell’ordinanza di arresto per Giovanni Battista Ceniti, uno dei tre uomini del commando, rimasto ferito nell’agguato e ora piantonato al Gemelli con l’ipotesi di omicidio volontario. Dall’autopsia sul corpo di Fanella è emerso che il killer gli ha sparato a bruciapelo al torace, perforando un polmone.








E’ probabile che anche la vittima fosse armata, ma il proiettile estratto dal corpo di Fanella è frammentato e solo una perizia balistica potrà stabilire se i tre bossoli trovati nel soggiorno, dove è rimasto solo un caricatore, siano stati sparati dalla stessa 7.65, o da due pistole compatibili. Un proiettile è ancora nel corpo di Ceniti, l’ogiva ha raggiunto un gluteo perforando l’intestino. Intanto continua la ricerca degli altri componenti del commando, non è escluso che dopo il tentato sequestro finito male si siano nascosti fuori Roma.



La ricostruzione Si legge nel provvedimento firmato dal gip Paola Della Monica su richiesta della Dda di Roma: «La mattina del 3 luglio due o tre persone hanno suonato al campanello dell’appartamento dove risiedeva la vittima. Erano presenti, oltre alla vittima, la cugina e i suoi due figli di sei e otto anni. La porta dell’abitazione è stata aperta da Fanella, svegliato dal campanello». Inzialmente, Fanella sembra credere ad un normale controllo: «I tre uomini, qualificatisi come appartenenti alla Guardia di finanza, sono stati fatti accomodare da Fanella nel soggiorno dell’abitazione ma, dopo alcuni minuti, la conversazione ha assunto i toni di una discussione animata tanto da indurre la cugina ad affacciarsi, ricevendo l’intimazione di scappare perché gli uomini lì presenti lo volevano uccidere. La donna ha notato - continua il gip - che il cugino era per terra e due o tre persone erano sopra di lui; ha notato che mentre suo cugino le gridava di scappare una mano impugnava una pistola. La donna ha preso i figli e si è nascosta chiudendo a chiave la porta, ha udito alcuni colpi di arma da fuoco. Cessati i rumori è uscita e ha contattato il 118, poiché il cugino, disteso nel bagno vicino alla porta d’ingresso, non dava segni di vita».



La fuga E’ ancora l’ordinanza a ricostruire la fuga del commando. «Il portiere dello stabile, richiamato dalle urla, ha notato nell’androne tre persone scendere le scale, in particolare ha visto due uomini che sostenevano un terzo individuo. Quest’ultimo, nel tragitto verso l’uscita, è caduto a terra in tre o quattro occasioni perdendo sangue, le cui tracce sono state rilevate sia sulle scale che nel vialetto. I complici sono fuggiti con una Fiat Croma risultata provento di furto il 2 luglio abbandonando l’uomo in via della Camilluccia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero