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Governo, imprese, opinione pubblica. In due parole: sistema-Paese. C’è più di una città a remare per condurre in porto a Roma l’Expo 2030. E su questa convinzione ha fatto leva il Comitato promotore che ieri ha accolto nella Capitale il segretario generale del Bie (Bureau international des expositions) Dimitri Kerkentzes.
L’AGENDA
Un sopralluogo di tre giorni che si concluderà domani e servirà ad ascoltare le ragioni della candidatura italiana per ospitare la storica esposizione internazionale, indotto previsto: 45-50 miliardi di euro. In programma anche la visita al sito di Tor Vergata dove dovrà sorgere un parco solare da 150mila metri quadrati, all’ombra della Vela di Calatrava.
Visita attesa, quella del segretario greco, non quanto l’ispezione ufficiale del Bie a Roma in programma per il 17 aprile. Step decisivo per arrivare in forze al voto finale a novembre insieme alle altre tre città candidate, rispettivamente, da Arabia Saudita, Corea del Sud e Ucraina: Riad, Busan e Odessa.
Intanto il governo Meloni prepara il terreno e si mobilita. Ieri l’incontro con il ministro delle Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso e il vice Valentino Valentini, dunque Francesco Lollobrigida, ministro all’Agricoltura e la sovranità alimentare, «lavoriamo a questa grande occasione per la Capitale e tutta l’Italia». In serata una cena di gala all’Opera di Roma. Oggi il tour con il sindaco Roberto Gualtieri al sito di Tor Vergata, percorrendo il parco dell’Appia antica e degli Acquedotti. Non si esclude un faccia a faccia anche con i ministri Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti, perfino con la premier Giorgia Meloni. Agenda fitta, non è un caso, spiega una fonte di governo, «per il Bureau è importante constatare la compattezza istituzionale».
SCONTRO ROCCA-D’AMATO
Mentre il sopralluogo di Kerkentzes prosegue, sulla candidatura di Roma comune, regione e governo fanno squadra. Ieri però a interrompere l’idillio è intervenuta una polemica nata all’ombra della Pisana. Francesco Rocca, candidato del centrodestra alle Regionali del Lazio del 12-13 febbraio, ha espresso un dubbio sulla location di Tor Vergata come sito per Expo 2030: «Io penso che il nostro dovere sia quello di individuare le aree migliori e riqualificare e non consumare nuovo suolo. Vediamo il progetto e poi ci ragioneremo sopra». Non proprio un assist alla viglia della visita al sito. «Danneggia la nostra reputazione e lo sforzo che Roma sta facendo per portare a casa un appuntamento fondamentale» ha tuonato il rivale Alessio D’Amato, in corsa per il centrosinistra. Bagarre chiusa con le precisazioni di Rocca. «Mai detto di no» al cantiere di Tor Vergata, che «ha potenzialità inespresse e che con la candidatura dell’Expo può essere proiettato verso il futuro che merita».
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Il Messaggero