Expo, la corsa di Roma all’esame del Bureau. «Tutta l’Italia è con noi»

Gli incontri dei ministri Urso e Lollobrigida con il segretario del Bie Dimitri Kerkentzes. Rocca (centrodestra): «Altre zone oltre Tor Vergata». Poi precisa: mai detto di no

Expo, la corsa di Roma all’esame del Bureau. «Tutta l’Italia è con noi»
di Francesco Bechis
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Martedì 24 Gennaio 2023, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 13:28

Governo, imprese, opinione pubblica. In due parole: sistema-Paese. C’è più di una città a remare per condurre in porto a Roma l’Expo 2030. E su questa convinzione ha fatto leva il Comitato promotore che ieri ha accolto nella Capitale il segretario generale del Bie (Bureau international des expositions) Dimitri Kerkentzes. 

L’AGENDA

Un sopralluogo di tre giorni che si concluderà domani e servirà ad ascoltare le ragioni della candidatura italiana per ospitare la storica esposizione internazionale, indotto previsto: 45-50 miliardi di euro. In programma anche la visita al sito di Tor Vergata dove dovrà sorgere un parco solare da 150mila metri quadrati, all’ombra della Vela di Calatrava. 
Visita attesa, quella del segretario greco, non quanto l’ispezione ufficiale del Bie a Roma in programma per il 17 aprile. Step decisivo per arrivare in forze al voto finale a novembre insieme alle altre tre città candidate, rispettivamente, da Arabia Saudita, Corea del Sud e Ucraina: Riad, Busan e Odessa. 
Intanto il governo Meloni prepara il terreno e si mobilita.

Ieri l’incontro con il ministro delle Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso e il vice Valentino Valentini, dunque Francesco Lollobrigida, ministro all’Agricoltura e la sovranità alimentare, «lavoriamo a questa grande occasione per la Capitale e tutta l’Italia». In serata una cena di gala all’Opera di Roma. Oggi il tour con il sindaco Roberto Gualtieri al sito di Tor Vergata, percorrendo il parco dell’Appia antica e degli Acquedotti. Non si esclude un faccia a faccia anche con i ministri Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti, perfino con la premier Giorgia Meloni. Agenda fitta, non è un caso, spiega una fonte di governo, «per il Bureau è importante constatare la compattezza istituzionale». E la compattezza c’è, da sola però non basta. Serve anche il sostegno dell’opinione pubblica. A fare il tifo per Expo 2030 non ci sono solo i romani, c’è «un italiano su sette», stando a un sondaggio Ipsos incluso nel dossier consegnato a Kerkentzes. Tra gli under-35, svela un altro sondaggio segnalato al segretario greco, la quota sale a otto su dieci. Come a dire: gli echi delle proteste anti-sviluppiste e oltranziste contro le grandi opere e kermesse internazionali nella Capitale - vedi il caso Olimpiadi - sono lontani, impercettibili. È una candidatura di sistema, è invece il messaggio consegnato al capo del Bureau durante la riunione di lavoro con il comitato guidato da Giampiero Massolo e il vice Giuseppe Scognamiglio. Per dirla con il ministro Urso, oltre alla benedizione del governo, dietro la candidatura di Roma c’è «il sistema delle imprese italiane messe in campo per un’iniziativa di alto profilo che racchiude in sé elementi economici e valoriali». Tra i punti di forza su cui si fa leva a via Molise, il Polo spaziale internazionale di Roma che fa della Capitale un magnete per le grandi e piccole aziende del comparto. Da un lato opere e progetti, dall’altro la filosofia dietro la candidatura di Roma che pure pesa sul bilancino finale. Persone e territori, lo slogan scelto per un Expo all’insegna dell’eco-sostenibilità e in programma proprio nell’anno clou per l’Agenda 2030 con cui l’Ue ha promesso di voltare pagina sui combustibili fossili. «Un’Expo universale, non per un solo Paese» è il refrain di chi lavora al dossier che suona tanto di stoccata alla candidatura più temibile, quella saudita, trampolino di lancio di un’altra agenda, Vision 2030, il manifesto dell’era Mbs (Mohammed bin Salman). 

SCONTRO ROCCA-D’AMATO

Mentre il sopralluogo di Kerkentzes prosegue, sulla candidatura di Roma comune, regione e governo fanno squadra. Ieri però a interrompere l’idillio è intervenuta una polemica nata all’ombra della Pisana. Francesco Rocca, candidato del centrodestra alle Regionali del Lazio del 12-13 febbraio, ha espresso un dubbio sulla location di Tor Vergata come sito per Expo 2030: «Io penso che il nostro dovere sia quello di individuare le aree migliori e riqualificare e non consumare nuovo suolo. Vediamo il progetto e poi ci ragioneremo sopra». Non proprio un assist alla viglia della visita al sito. «Danneggia la nostra reputazione e lo sforzo che Roma sta facendo per portare a casa un appuntamento fondamentale» ha tuonato il rivale Alessio D’Amato, in corsa per il centrosinistra. Bagarre chiusa con le precisazioni di Rocca. «Mai detto di no» al cantiere di Tor Vergata, che «ha potenzialità inespresse e che con la candidatura dell’Expo può essere proiettato verso il futuro che merita». 

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